Davanti ai cambiamenti climatici che mettono in ginocchio l’agricoltura e l’economia, è chiaro a tutti che bisogna investire nell’ambiente. Eppure nel programma delle destre, diviso in 15 punti, le tematiche Green sono state messe in fondo, al dodicesimo posto. Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro e accademico, è sorpreso da tutto ciò?
“Purtroppo il Centrodestra, non solo nel suo programma ma anche nelle sue esperienze di governo, è stato sempre nemico delle politiche ambientaliste. Non posso dimenticare che nel 2008, quando finisce il governo di cui facevo parte in qualità di ministro dell’Ambiente, una delle prime cose fatte dal governo di Berlusconi è stata quella di tagliare i fondi per la piantumazione degli alberi nelle città. Curiosamente in questa campagna elettorale proprio il leader di Forza Italia ha detto di voler piantare un milione di alberi. Le sembra credibile? Guardi la realtà è che su questi argomenti il Centrodestra si è sempre distinto per aver tagliato soldi, non di certo di stanziarli. Per non dire del tentativo di aprire al nucleare, bloccato da un referendum nel 2011, o per la logica dei condoni che ha creato cementificazione selvaggia e dissesto idrogeologico. Per tutte queste ragioni non sono affatto sorpreso che le politiche Green siano sul fondo del programma”.
Spulciando le proposte di Meloni & Co si legge tutto e il contrario di tutto, a partire dalla promessa di rispettare gli impegni internazionali presi dall’Italia alla stesura di un Piano nazionale di economia circolare. Peccato che non si faccia menzione dei fondi da mettere in campo e che nello stesso testo si parla apertamente di termovalorizzatori e viene promossa l’estrazione delle materie prime dal sottosuolo. Come si fa a conciliare questi due aspetti?
“Oltre al Green washing delle aziende, ora dobbiamo sorbirci anche quello dei partiti. Sulla carta il Centrodestra promette qualche misura a favore dell’Ambiente, ma nei fatti tutte le sue azioni finiscono sempre per essere improntate al sostegno ai combustibili fossili e a dotare il Paese di impianti che continuano ad aumentare la produzione di anidride carbonica. È tutta una presa in giro. Tra l’altro faccio notare che sulle rinnovabili il Centrodestra non dice pressoché nulla”.
Anche il Terzo polo, pur dicendo di voler rispettare gli impegni internazionali, propone l’aumento delle estrazioni di gas e dice Sì ai rigassificatori. Inoltre propone di abbassare il prezzo della Co2 per le imprese inquinanti almeno fino al termine della guerra in Ucraina. Le sembra un programma ambizioso?
“Calenda è diventato un estremista su questi temi. Il bello è che Calenda ha lanciato un’iniziativa per dire Sì ai rigassificatori al motto ‘prego, nel mio giardino’ ma non sotto casa sua, l’ha fatta a Piombino dove vorrebbe portare una nave a poche miglia dalla costa e in una zona dove c’è già il grande rigassificatore di Livorno. Più in generale non vedo alcuna iniziativa in favore delle rinnovabili”.
Il Pd punta su obiettivi “realistici ma ambiziosi” puntando sulla Transizione ecologica. Eppure nel testo c’è l’okay ai rigassificatori, da usare come soluzione ponte ma senza fissare alcun termine perentorio, e spunta l’idea di istituire un Fondo nazionale compensativo anti-Nimby (ossia “non nel mio giardino”, ndr)…
“Gianfranco Amendola, ossia uno dei magistrati ambientalisti più importanti del nostro Paese, ha sempre detto che ‘chi inquina, paga’, un motto su cui concordo. Con questo programma del Pd sembra si vada nella direzione opposta, ossia con lo Stato che paga per far inquinare. Non è un caso che Amendola ha annunciato di voler votare il candidato indipendente Livio De Santoli, prorettore alla Sostenibilità dell’Università La Sapienza di Roma, appoggiato dai 5 Stelle. Del resto come dargli torto? Il Pd propone un fondo per pagare chi subisce danni da impianti pericolosi che evidentemente intendono realizzare. Per non parlare del fatto che nel loro programma non vedo traccia di impianti ecosostenibili, piattaforme offshore e progetti innovativi”.
Il Movimento ha fatto delle battaglie ambientali uno dei propri cavalli di battaglia. Per questo sono numerose le proposte Green a partire dal passaggio a un’economia rigenerativa, non più fondata solo sulla crescita ma anche sul recupero del territorio e dei consumi, da affiancare allo stop delle tecnologie inquinanti specie in materia di rifiuti. Le piace questo approccio al problema?
“La storia di Conte e del Movimento è fortemente improntata sulle politiche Green e, a mio avviso, è credibile. Vorrei ricordare che è lui che ha portato i soldi per la transizione ecologica e per l’ecobonus. Inoltre è l’unico leader che parla dell’ecologia integrale, tema a me tanto caro. Secondo me il Movimento ha la credibilità che deriva da quanto fatto nel tempo, arrivando perfino a un risultato storico inserendo questa tematica all’interno della nostra Costituzione. Sempre per dimostrare la loro attenzione al tema vorrei ricordare che quando ero ministro e sono finito sotto attacco per lo scandalo dei rifiuti a Napoli, Beppe Grillo è stato l’unico a difendermi. Un’emergenza che, è bene ricordarlo, era stata creata dalla malavita perché avevo imposto la raccolta differenziata così da ridurre il più possibile il ricorso agli inceneritori”.
Curiosamente Bonelli, in un’intervista su Repubblica, ha detto che in fatto di ambientalismo i 5 Stelle e Conte hanno fallito. Lei è d’accordo con questa visione?
“Dal 2008 ho lasciato la guida dei Verdi e non sarebbe corretto commentare queste dichiarazioni. Posso solo dire che, secondo me, in Parlamento i 5 Stelle e la De Petris sono stati i più attivi e attenti su Ambiente e politiche Green”.