La decisione era nell’aria sin da ieri mattina, ma solo nel pomeriggio è diventata ufficiale: oggi alle 15 si riunirà il Consiglio dei ministri per decidere cosa fare – finalmente – con il nuovo “decreto Aiuti”, concepito ovviamente per far fronte alla crisi energetica e al caro-bollette.
Arriva oggi in Consiglio dei ministri il nuovo “decreto Aiuti” per far fronte alla crisi energetica e al caro-bollette
Fonti di Palazzo Chigi spiegano che “la procedura per decidere le risorse da destinare al nuovo decreto” sulla crisi energetica “prevede che il Consiglio dei ministri esamini l’ammontare dei fondi, che dovrà poi avere il via libera da parte del Parlamento. Successivamente si terrà un nuovo Consiglio dei ministri per il varo del decreto”.
Insomma, i passaggi che ci attendono sono ancora tre: prima un conto in seno al Consiglio dei ministri dei fondi a disposizione, dunque un passaggio in Parlamento per autorizzare lo spostamento di finanziamenti evidentemente previsti per altro, infine un nuovo passaggio a Palazzo Chigi col governo presieduto da Mario Draghi per il varo del decreto. Che, peraltro, ovviamente poi dovrà essere convertito in legge dal Parlamento.
Passaggi su passaggi necessari ma che, questo è perlomeno l’obiettivo, devono avvenire senza ulteriori perdite di tempo. La data cerchiata in rosso, in ogni caso, è quella di oggi alle 15,00: soltanto allora sapremo quanti soldi sono stati recuperati dall’esecutivo per garantire aiuti concreti alla popolazione.
Al momento (e salvo sorprese) pare che il conto sia quello fatto nei giorni scorsi: l’indicazione che trapela è un pacchetto di soluzioni che allo stato attuale può contare su risorse tra i cinque e i sei miliardi. Le risorse con cui finanziare il dl potrebbero, come noto, anche aumentare, trainate dall’aumento delle entrate tributarie (45.546 milioni di euro a luglio, +1.370 milioni di euro) e da un eventuale “tesoretto” aggiuntivo derivante da decreti inattuati. Si attendono gli ultimi dati di agosto e, soprattutto, il calcolo degli introiti degli extraprofitti.
Intanto, incrociando i dati di alcune tabelle che circolano in ambienti ministeriali e i numeri ufficiali della presidenza del Consiglio, emergono 392 decreti “inattuati” o “scaduti” dal valore complessivo di circa 7,8 miliardi nel 2022: 121 risalenti ai governi Conte e 271 a quello Draghi. Risultato: nella migliore delle ipotesi non si viaggia oltre i 15 miliardi di euro.
Un po’ pochini considerando, tanto per fare un esempio, che la Germania di Olaf Scholz, in crisi come tutta Europa a causa degli effetti della guerra di Putin, ha approvato un pacchetto di misure da 65 miliardi di euro per andare incontro a cittadini e imprese. Si tratta del terzo e più poderoso intervento varato dalla coalizione di Spd, Verdi e Liberali (dopo il secondo da 30 miliardi) per contrastare il caro prezzi, che sta mettendo a dura prova la locomotiva dell’Ue.
Anche l’Europa prova a muovere i suoi passi
Vedremo cosa accadrà. Anche perché, vista la crisi, novità paiono arrivare giorno dopo giorno. E così, se in Italia oggi potrebbe essere il giorno decisivo per capire quali saranno (e che portata avranno) le norme per aiutare imprese e cittadini in questo momento di difficoltà, anche l’Europa prova a muovere i suoi passi, con tre misure che potrebbero avere effetti importanti: un tetto al prezzo “prendere o lasciare” per il gas importato dalla Russia nell’Ue; una soglia massima di profitto, comunque remunerativa, per le fonti energetiche rinnovabili o a basso contenuto di carbonio, che permetterà di finanziare con i ricavi in eccedenza le misure di sostegno per i consumatori più vulnerabili; e una sorta di “prelievo di solidarietà” (una misura fiscale) che sarà imposto invece agli “extra profitti” straordinari delle aziende fornitrici di energia da fonti fossili.
Sono le tre misure più importanti contro il caro-energia che la Commissione europea ha proposto ieri in modo del tutto inusuale, prima annunciandole con un punto stampa a Bruxelles della presidente Ursula von der Leyen, e poi pubblicando “ufficialmente” un “non paper”, che per definizione dovrebbe essere informale, con tutte le proposte indirizzate al Consiglio dei ministri dell’Energia dell’Ue che si terrà domani, venerdì, a Bruxelles.
Oltre a queste tre forme di “price cap” (tetto al prezzo), la Commissione ha proposto anche altre due misure: una riduzione obbligatoria dei consumi energetici del 5% che gli Stati membri dovranno garantire nei periodi della giornata in cui il prezzo dell’elettricità raggiunge il suo picco; e l’impegno a modificare il quadro delle regole Ue per consentire l’intervento degli Stati a sostegno (con prestiti e garanzie) della liquidità delle imprese energetiche, messe sotto enorme pressione dalla estrema volatilità dei prezzi nel settore.
Vedremo cosa succederà, dunque. Tra oggi e domani potrebbero essere prese decisioni che modificheranno verosimilmente ancora il quadro dello scacchiere internazionale.