Che il centrosinistra non abbia assolutamente dato un bello spettacolo è cosa nota: prima una larga coalizione che inglobava anche Carlo Calenda, poi l’esclusione; l’alleanza con Giuseppe Conte poi rinnegata; il balletto della Sinistra col nì, poi no, dunque sì a Enrico Letta. Ma a destra non va certamente meglio.
Se dovesse vincere il centrodestra, difficilmente potrebbe durare a lungo un suo governo
I diverbi al momento restano sotto traccia o perlomeno questo è l’intento dei tre leader. Ma, stando alle dichiarazioni e alle partecipazioni pubbliche, si colgono profonde differenze tra la linea di Giorgia Meloni, quelle di Matteo Salvini e infine quella di Silvio Berlusconi. Il risultato? Se dovesse vincere il centrodestra, difficilmente potrebbe durare a lungo un suo governo.
Tasse
Prendiamo, tra i tanti, il tema della flat tax, una delle proposte storiche del centrodestra, su cui punta enormemente Salvini. Nelle intenzioni di Lega e Forza Italia l’approccio dovrebbe essere più incisivo e riguardare tutti i contribuenti, anche i lavoratori dipendenti. Eppure ci sono divisioni. Il leader della Lega Matteo Salvini ha rilanciato l’idea di flat tax al 15% mentre Berlusconi aveva indicato un’aliquota del 23%.
Ma non è finita qui: la flat tax generalizzata sui cui Lega e Forza Italia stanno battagliando a colpi di aliquote, nel programma fiscale di Fratelli d’Italia non c’è. L’idea di casa Meloni è di applicare una flat tax solo sui cosiddetti “redditi incrementali”. Ad esempio, a chi per il 2021 aveva dichiarato 40mila euro di reddito e magari chiuderà il 2022 con un reddito di 60mila euro, si potrebbe applicare un’aliquota secca del 15%, ma solo sui 20mila euro in più.
Sanzioni alla Russia
Altro tema di divisione è quello delle sanzioni alla Russia. A Cernobbio il teatrino Meloni-Salvini è stato per alcuni imbarazzante. Per il leader leghista le sanzioni non stanno funzionando e non tireranno l’Europa fuori dal ricatto del gas, e dunque ha lasciato intendere che sarebbe il caso di cambiare strategia. Le dichiarazioni del capo del Carroccio non devono essere piaciute a Giorgia Meloni che, imbarazzata, si è portata le mani sulla testa, non condividendo la sua posizione sulle sanzioni alla Russia.
A segnare il distacco con Salvini sul tema è il deputato Andrea Delmastro, capogruppo in commissione Esteri di Fdi: “Imboccare oggi la scorciatoia della fine delle sanzioni a Putin significa cedere domani a Xi Jinping e al disegno di egemonia mondiale cinese”. Più conciliante invece Forza Italia, visti anche gli storici rapporti tra Berlusconi e lo stesso Putin, che non hanno però impedito al leader degli azzurri di condannare ovviamente l’invasione russa dell’Ucraina. A parlare è Antonio Tajani, che sottolinea come “per il momento non vanno tolte le sanzioni alla Russia anche se non devono essere eterne”.
Bollette
Anche il caro energia si è trasformato in terreno fertile per gli scontri del centrodestra. Con i prezzi del gas che salgono e scendono all’impazzata, i partiti si azzuffano e sfornano proposte più o meno funzionali. E, mentre Lega e FI concordano sullo scostamento di bilancio, la leader di FdI guarda piuttosto alle risorse disponibili. A sorpresa, la Meloni ha sposato la posizione del Governo dei Migliori considerando lo scostamento di bilancio una “misura molto rischiosa”, come già denunciato anche dal candidato di FdI Giulio Tremonti.
Welfare
Altro tema di profonda divisione è il Reddito di cittadinanza. Parevano inizialmente tutti pronti ad abolire la norma vessillo dei Cinque stelle. Giorgia Meloni ha detto più volte che vuole abolirlo “perché è culturalmente sbagliato”. Salvini e Berlusconi invece vogliono rimodularlo. Da Forza Italia era stato il coordinatore Tajani a fare il punto sulla misura. “Noi puntiamo a una riforma della politica sociale, per dare sostegno chi non è in grado di poter lavorare, alle famiglie più povere”, spiegava a metà mese. “Ridurremo i beneficiari del reddito di cittadinanza e destineremo quelle risorse agli anziani con pensione più basse, agli invalidi”, l’intento programmatico.
Ponte sullo Stretto
“Il Ponte sullo Stretto questa volta si farà: lo garantiamo”. Anno 2022, è il 9 agosto, c’è da chiudere il programma di centrodestra: “Realizzare il Ponte sullo Stretto”, sono le cinque paroline su cui sia Berlusconi che Salvini si sono imputati. E la Meloni? Molto più titubante: vuole stralciare promesse azzardate e irrealizzabili. Esattamente come il Ponte.
Nucleare
“Sul tema del nucleare c’è da fare una valutazione molto precisa perchè noi rischiamo sui tempi. La tecnologia sta andando avanti molto velocemente…”. Così pochi giorni fa la Meloni. Salvini e Berlusconi invece non hanno dubbi sul nucleare “pulito” (che in realtà non esiste).
Migranti
Giorgia Meloni ha più volte parlato di “blocco navale”, Salvini lo scarta: “Nel programma non c’è nessun blocco navale, non facciamo la battaglia navale con i sommergibili ci sono i decreti sicurezza». Berlusconi, dal canto suo, ricorda l’efficacia del patto con Gheddafi in Libia.
Giustizia
L’ultima lite è sull’immunità parlamentare. FdI, con l’ex magistrato Carlo Nordio vorrebbe reintrodurla (“Aveva ragione Bettino Craxi”). La Lega con Giulia Bongiorno, è tranchant: “Non è nel programma”. E se l’autonomia dei magistrati è imprescindibile per il Carroccio, FdI avverte “niente fughe in avanti”.