È ancora nell’aria la sparata di Luigi Mastrangelo che ha scatenato una gragnuola di polemiche. Secondo l’ex pallavolista, ora capo del dipartimento sport della Lega e candidato alle politiche per il partito di Matteo Salvini, “bisogna investire di più nello sport, togliendo magari qualcosa alla sanità”. Per fortuna della Lega di questa sparata non c’è traccia nel suo programma elettorale nei capitoli dedicati allo sport e alla sanità.
Nella Lega c’è chi vuole dirottare i fondi della sanità allo sport. Solo il M5S mette le strutture pubbliche al centro del suo programma
Ma questo la dice lunga sull’affidabilità delle proposte messe nero su bianco dal Carroccio per riformare il nostro sistema sanitario. Ad ogni modo, mettendo a confronto i programmi dei vari partiti sulla sanità, almeno sulla carta, si registrano, al di là delle specificità peculiari alle forze di destra e di sinistra, alcune convergenze su un paio di macro obiettivi come la riforma della sanità territoriale, il potenziamento organico degli operatori sanitari e il superamento delle liste di attesa.
Se ci rifacciamo al programma di coalizione del centrodestra – quello siglato da Lega, Forza Italia, FdI e Noi moderati – a cui si sono aggiunti poi quelli dei singoli partiti, le proposte si articolano in sette punti. Tra cui spiccano l’estensione delle prestazioni medico-sanitarie esenti da ticket, il contrasto alla pandemia da Covid-19 attraverso la promozione di comportamenti virtuosi e adeguamenti strutturali, come la ventilazione meccanica controllata e il potenziamento dei trasporti, e la revisione del piano oncologico nazionale.
Nel programma di FdI viene specificata la ferma opposizione a qualsiasi reintroduzione del Green pass e viene proposta l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla gestione medica ed economica della pandemia nonché sulle reazioni avverse da vaccino. E se il suo collega Salvini ribadisce il “mai più alla didattica a distanza” e chiede di togliere il numero chiuso a medicina, nel capitolo salute Silvio Berlusconi si spende per norme a protezione degli animali e della pet therapy a supporto delle persone con fragilità.
Se il Pd rivendica che nel vivo della pandemia sono state fatte scelte in chiara discontinuità con le politiche degli ultimi quindici anni – anzitutto, aumentando il Fondo sanitario nazionale di 10 miliardi di euro in soli tre anni, cui si sono aggiunti 20 miliardi del Pnrr – i suoi compagni di viaggio di Sinistra italiana e Verdi sottolineano che negli ultimi anni il sistema sanitario nazionale sta venendo meno alla sua missione fondamentale che è quella di garantire il diritto alla salute.
Verdi e SI chiedono un aumento del fondo sanitario di dieci miliardi nei prossimi tre anni e puntano il dito contro la sanità privata. Per Bonelli e Fratoianni il peso di quest’ultima accreditata nel Ssn è enorme e questo, a detta loro, non va affatto bene.
Il Movimento cinque stelle torna invece alla carica anche nella sanità sul suo cavallo di battaglia della legalità, promettendo di mettere fine alle interferenze della politica nelle nomine dei dirigenti sanitari. I pentastellati puntano poi a riformare il Titolo V della Costituzione per riportare la salute alla gestione diretta dello Stato ed evitare le attuali disfunzioni dei 20 sistemi regionali, a maggior ragione emerse con la pandemia.
Altro punto è il potenziamento e l’accessibilità alle terapie innovative e avanzate e gli incentivi per i pronto soccorso. Anche il M5S chiede un aumento delle retribuzioni per il personale sanitario. Forte è poi l’attenzione sulla disabilità, con la proposta di potenziare i percorsi di vita per i disabili e di aumentare le tutele per i caregiver.
Anche la coppia Renzi-Calenda chiede una ridefinizione delle competenze ripartite tra Stato e Regioni e propone di destinare una quota non inferiore al 3% del Fondo sanitario nazionale alla ricerca. Tra le proposte più bizzarre delle forze politiche più piccole spicca quella di Italexit che chiede l’immediata uscita dell’Italia dall’Organizzazione mondiale della Sanità.