Da Salvini a Calenda, si fa a gara nel descrivere il nucleare come la soluzione ideale per contrastare il caro bollette che sta già impattando sui conti delle famiglie italiane. Eppure i dati sembrano smentire questa soluzione perché per costruire una centrale ci vogliono una decina di anni. Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro e accademico, ci può spiegare come stanno davvero le cose?
“Innanzitutto sono dichiarazioni cicliche visto che a ogni elezione c’è qualcuno che rilancia questo tema in modo sgangherato, senza presentare dati e soprattutto senza mai indicare dove intende realizzare tali impianti. Per questo sono convinto che quello sul nucleare sia un dibattito fasullo, un’arma di distrazione di massa usata dai politici per non ammettere davanti ai cittadini che non sono capaci né di sbloccare le rinnovabili e né di fermare le speculazioni che fanno volare le bollette. Riguardo alle tempistiche per realizzare tali impianti, ritengo che siamo davanti a una vera e propria farsa. Se anche li volessimo costruire, per ogni impianto servirebbero 10-15 anni. Sa cosa significa? Che nel 2030, quando scatterà l’obbligo di ridurre le emissioni inquinanti, noi staremmo ancora costruendo le centrali e falliremmo tali obiettivi. Eppure le alternative già esistono e sono percorribili tanto che Elettricità futura, l’organizzazione di Confindustria di cui fa parte anche Enel, ha dichiarato che hanno già disponibili 80 miliardi di euro per realizzare impianti da 60 gigawatt tra eolico e solare”.
Come mai in Italia gli impianti Green faticano a decollare?
“Bella domanda. Guardi fatico a capire come mai non viene ancora accolta la proposta mia e della De Petris per dotare l’Italia di un commissario nazionale ‘sblocca rinnovabili’ che renderebbe fattibili progetti ecosostenibili e innovativi. Del resto il nostro Paese ha enormi potenzialità sia sull’eolico che sul fotovoltaico e dobbiamo sfruttarle. Vorrei far presente che in Sicilia si sta lavorando a un progetto di eolico offshore davvero notevole, suffragato da studi dettagliati sull’impatto ambientale e su eventuali rischi, che verrebbe realizzato esclusivamente con fondi privati e che fornirebbe 6 gigawatt di energia capaci di soddisfare il fabbisogno di tre milioni di famiglie. Non solo. Il progetto permetterebbe anche di creare un’area marina protetta nella zona per salvaguardare l’ecosistema marino. Ecco su quali progetti bisogna puntare per il futuro”.
Negli ultimi tempi molti politici stanno spingendo il nucleare definendolo una tecnologia sicura. Ma è davvero così?
“Assolutamente no. È bene ribadire che con la tecnologia attuale, i cosiddetti impianti di terza generazione, resta il problema della produzione di scorie che è tutt’altro che secondario. In Italia, infatti, non siamo ancora riusciti a sistemare quelle prodotte dalle nostre quattro centrali nucleari che sono state chiuse a seguito del referendum del 1987. Nessuna regione è disponibile a ospitare una centrale nucleare e nemmeno un deposito di scorie quindi mi sembra tutto infattibile. Tutto ciò lo sanno benissimo i politici che, infatti, restano sul vago. Soltanto Calenda si è spinto oltre dicendo che è pronto a mettere in campo l’esercito pur di realizzare e proteggere tali impianti”.
Eppure chi spinge sul nucleare ribadisce quotidianamente che fa riferimento agli impianti di ultima generazione che sono assolutamente privi di rischi. Di cosa si parla?
“Si tratta di una farsa. Loro parlano di un nucleare, quello di quarta generazione, che neanche esiste perché è ancora in fase di sviluppo e magari sarà pronto fra venti o trent’anni. E se raccontano questo nucleare immaginario allora è evidente che lo fanno perché sanno bene che la tecnologia al momento disponibile non è né sicura per via del rischio radioattivo, il quale non riguarda soltanto gli incidenti ma anche i rilasci continui, né conveniente. Per capire come tutto ciò è vero basta guardare alla Francia dove Edf è stata nazionalizzata perché stava fallendo e dove, nonostante oltre 50 impianti nucleari, il costo dell’energia è tra i più alti dell’intera Europa. Insomma parliamo di una tecnologia anti-economica che fa felici solo le lobby e che non porta nulla ai cittadini. Tra l’altro nessuno racconta un altro aspetto inquietante ossia che con i cambiamenti climatici e la siccità dirompente a cui stiamo assistendo, stanno sorgendo anche ulteriori problemi legati al raffreddamento degli impianti”.
Guardando al fronte politico è innegabile l’esistenza di un fronte trasversale che va dalle Destre al Terzo polo per spingere sul nucleare. Come si spiega questa curiosa convergenza?
“Cosa vuole che le dica? Quando si va dietro alle lobby… Oggi l’unico leader che si oppone con fermezza al nucleare è Giuseppe Conte. Il Pd è per il ‘ni’ perché non riesce a prendere una posizione chiara e si comorta come Don Abbondio, mentre tutti gli altri partiti sono aggressivamente schierati per il sì. Paradossalmente tra le forze del Centrodestra, la Meloni è la più moderata perché sa che all’interno del suo partito molti sono contrari. Ma la realtà è che il dibattito sul nucleare in Italia è sempre stato storicamente polarizzato tra molti che spingono per utilizzare il nucleare e pochi che si oppongono. Le ricordo che il primo gruppo anti nucleare è stato quello di Pannella e dei radicali che si sono battuti da soli contro tutti, esattamente come accade ora con il Movimento 5 Stelle”.
Secondo lei esiste un problema politico nel proporre simili soluzioni visto che gli italiani, in ben due referendum, hanno già detto la loro sull’uso del nucleare?
“In Italia non si farà mai, per questo dico che il tema del nucleare è un’arma di distrazione di massa. Siamo l’unico Paese al mondo dove la maggioranza assoluta di persone, per ben due volte, ha detto di No al nucleare. Andare contro il volere popolare sarebbe un durissimo colpo alla nostra democrazia che spero nessuno vorrebbe infliggere. Quel che è certo è che anche per evitare tutto ciò, oltre a tutti gli indubbi vantaggi, dobbiamo smetterla di parlare di nucleare e puntare sulle energie rinnovabili che sono il futuro”.