Secondo le imprese del Nord ammontano a 40 miliardi di euro gli extra costi legati all’emergenza energetica. “L’impatto è devastante con il rischio di deindustrializzazione e minaccia alla sicurezza nazionale”. È l’allarme dei presidenti delle Confindustrie di Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto nel corso dell’incontro con gli assessori allo Sviluppo Economico delle quattro regioni. “Il tempo è ampiamente scaduto e una decisione in sede Ue non è più differibile” affermano.
Emergenza energetica, Confindustria: “L’impatto è devastante. C’è il rischio di deindustrializzare il Paese”
Al centro dell’incontro dei vertici delle Confindustrie del Nord c’era proprio l’emergenza energetica che, in assenza di misure di contenimento dei prezzi richieste da mesi dalle imprese, “sta paralizzando il sistema industriale italiano con il forte rischio di deindustrializzare il Paese e mettendo a repentaglio la sicurezza e la tenuta sociale nazionali”.
“In linea con l’appello del presidente Carlo Bonomi – scrivono i vertici degli industriali delle quattro regioni -, si è sottolineato che la situazione ha carattere di straordinarietà e urgenza indifferibile, perché è impossibile mantenere la produzione con un tale differenziale di costo rispetto ad altri paesi (UE e extra UE) nostri competitor, che va a colpire non solo le imprese esportatrici dirette, ma anche tutta la filiera produttiva, con un effetto pesantemente negativo soprattutto sulle piccole e medie imprese”.
“Ulteriore effetto – aggiungono da Confindustria – è l’annullamento del rilancio economico post pandemia, in particolare nelle ricadute sui territori che vedono una erosione drammatica di competitività rispetto anche ad altri paesi europei limitrofi. E’ chiaro ormai che ogni risorsa deve essere destinata prioritariamente a questa emergenza”.
“Il tempo è ampiamente scaduto e una decisione in sede Ue non è più differibile”
I rappresentanti delle Confindustrie delle quattro regioni hanno presentato agli assessori regionali i dati relativi agli incrementi dei costi energetici dal 2019 al 2022 nell’area più importante per il tessuto industriale italiano: dai dati emerge che, mentre nel 2019 il totale dei costi di elettricità e gas sostenuti dal settore industriale delle quattro regioni ammontava a circa 4,5 miliardi di Euro, nel 2022 gli extra-costi raggiungeranno – nell’ipotesi più ottimistica rispetto all’andamento del prezzo – una quota pari a circa 36 miliardi di Euro che potrebbe essere addirittura superiore ai 41 miliardi nello scenario di prezzo peggiore.
“Con una situazione del genere, le ricadute non saranno solo sulle imprese ma su tutta la società, con evidenti problemi di tenuta sociale ed economica per lavoratori, famiglie e per l’intero Paese” aggiungono.
Le Confindustrie di Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto chiedono una programmazione energetica nazionale con interventi e investimenti a medio-lungo termine in grado di assicurare la sicurezza e la sostenibilità della produzione energetica e delle forniture di gas”, l’introduzione di un tetto al prezzo del gas.
Ma anche: la sospensione del meccanismo europeo che prevede l’obbligo di acquisto di quote Ets a carico delle imprese; la riforma del mercato elettrico e separazione del meccanismo di formazione del prezzo dell’elettricità da quello del gas; misure per il contenimento dei costi delle bollette con risorse nazionali ed europee; destinazione di una quota nazionale di produzione da fonti rinnovabili a costo amministrato all’industria manifatturiera.