Passano i giorni e appare sempre più difficile stare dietro allo sterminato elenco di strafalcioni, boutade e fanta-promesse di questa campagna elettorale. Uno spettacolo in cui, almeno fino a questo momento, stanno dando il meglio di sé le destre con quella che appare come una gara serrata tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini.
In una giornata ricca di spunti, la leader di Fratelli d’Italia ha spiegato che con il suo approdo al Governo siamo “pronti a dare un sostegno concreto alle famiglie. Il quoziente familiare è un nostro obiettivo di legislatura, ma faremo qualcosa di grande impatto da subito: aumentare l’assegno unico universale del 50%. I bambini sono il futuro e la famiglia il nucleo essenziale della Nazione”.
Oggi la legge prevede, in estrema sintesi, un contributo per ogni figlio a carico da un minimo di 50 euro a un massimo di 175 euro al mese in caso di Isee sino alla soglia di 15 mila euro. Chiaramente si parla di importi molto bassi e quindi quanto proposto dalla Meloni fa chiaramente piacere. Così, con la proposta della leader di FdI, l’assegno unico “arriverà a un massimo di 260 euro mensili per figlio. Quanto costa? 6 miliardi”.
Il problema è che Giorgia raccontando come intende aiutare le famiglie ha dimenticato di dire che di pari passo a questi aiuti intende mettere fine – o almeno rivedere pesantemente – il Reddito di cittadinanza che già in passato ha definito “un errore da risolvere”. Insomma all’orizzonte sembra possibile prevedere un gioco di prestigio dove la leader con una mano dà e con l’altra toglie.
La campagna elettorale tra confusione e gaffe
Proprio in fatto di ciò che sparirà, ieri si è aperto un nuovo fronte che fa presagire un ulteriore salto indietro in fatto di diritti delle donne. Dopo la Lega di Matteo Salvini, anche Fratelli d’Italia ha finalmente gettato la maschera sull’aborto. A mettere in chiaro le cose è stata la meloniana Eugenia Roccella che, ospite di La7, ha spiegato: “L’aborto è un diritto? Io sono una femminista e le femministe non lo hanno mai considerato un diritto, dicendo che esula dal territorio del diritto”.
Salvini dal canto suo non è rimasto in disparte e ha voluto rispondere con fanta-promesse di tutt’altro tenore. Così il Capitano è tornato a indossare l’elmetto e, durante un comizio, ha detto che farà “di tutto per reintrodurre un annetto di servizio militare. Per i nostri ragazzi e per le nostre ragazze potrebbe essere molto utile”.
Una proposta di questa campagna elettorale che sembra venire fuori dal tempo, tanto più che è dimostrato come i coscritti sono inadatti ai conflitti moderni come ci insegna la guerra in Ucraina, e che è stata bocciata senza appello da Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma, sindacato dei carabinieri, secondo cui “la leva militare obbligatoria è un palliativo che non risolverebbe i problemi del comparto difesa italiano: arruolare giovani impreparati rischia anzi di creare complicazioni organizzative nei Comandi in un momento delicato per la difesa internazionale”.
Ma gli sfondoni nelle destre non finiscono qui. Da qualche giorno la coalizione non fa che dire di voler puntare con forza sui rigassificatori. Peccato che il tema stia diventando scivoloso visto che tutti concordano sulla necessità che tali impianti debbano essere fatti ma quando ci si chiede dove, iniziano i problemi. Già perché l’idea, ribadita anche da Ignazio La Russa, è di realizzarlo a Piombino.
Peccato che il sindaco della città, anche lui di FdI, si è detto favorevole a tale impianto purché non venga realizzato nel suo territorio. Sui rigassificatori, però, c’è da chiedersi se tutti nel Centrodestra abbiano capito a cosa servono. Questo perché la forzista Licia Ronzulli ha detto che “la realizzazione dei rigassificatori permetterebbe al nostro Paese di importare gas liquido e renderci indipendenti dall’estero”. Peccato che tali impianti non servano ad evitare l’import dall’estero quanto a favorirlo.