Sarah Scazzi omicidio: sono passati 12 anni dalla morte della 15 anni che per tanto tanto ha arricchito processi e salotti televisivi. I membri della famiglia Misseri coinvolti nell’uccisione della ragazza.
Sarah Scazzi omicidio: ultime notizie
Sono trascorsi 12 anni dalla morte di Sarah Scazzi: era il 26 agosto 2010 quando la 15enne venne uccisa ad Avetrana, in provincia di Taranto. Al centro del caso mediatico e legale che per tanto tempo ha fatto parlare i salotti televisivi, c’erano la gelosia e rivalità amorosa tra le cugine era Ivano Russo, cuoco della provincia di Taranto con cui Sabrina aveva avuto una relazione, chiusa bruscamente dall’uomo.
Ecco la ricostruzione della dinamica secondo i giudici: «Sabrina – è stata la ricostruzione del movente secondo il pg – era in uno stato di agitazione e nervosa frustrazione, accusava Sarah di aver contribuito alla fine della storia con Ivano Russo, di aver rivelato dettagli della sua condotta sessuale gettando discredito su di lei e sulla sua famiglia. La madre solidarizza, con un atteggiamento da madre del sud. Ne nasce una discussione in cui Sarah risponde da 15enne, scappa via, ma riescono a raggiungerla per darle la lezione che merita, una lezione evidentemente assassina. Poi danno ordine a Misseri di disfarsi del corpo».
Le condanne ai membri della famiglia Misseri
A uccidere Sarah fu la cugina Sabrina con l’aiuto della madre Cosima Serrano (zia della vittima, che aveva un rapporto teso con la sorella); per entrambe fu confermato l’ergastolo il 21 febbraio 2017. Lo zio Michele Misseri fu condannato a 8 anni di reclusione per occultamento di cadavere, mentre Ivano Russo a 5 anni per falsa testimonianza. Entrambe le condanne sono state annullate.
«Sarah ha ricevuto giustizia», ha commentato il fratello della giovane vittima, Claudio Scazzi, dopo0 la pronuncia della Cassazione che ha confermato l’ergastolo per la zia e la cugina. Una sentenza che Claudio Scazzi ha definito «equilibrata, giunta dopo un lavoro durato tanti anni, di persone fortemente motivate. Il paese deve ringraziare chi ha lavorato a questo caso. In Italia la giustizia c’é».
Leggi anche: Delitto di Garlasco: movente, la confessione di Alberto Stasi e la posizione della famiglia di Chiara Poggi