Slogan e boutade sono il pane quotidiano delle campagne politiche dei partiti tradizionali.
Ovviamente non fa eccezione quanto sta accadendo in questi giorni con le destre che si rifanno a vecchi e discutibili motti mentre il Pd di Enrico Letta ha pensato bene di ideare una serie di manifesti in cui sottolineare la propria visione dell’Italia per contrapporla a quella del duo Giorgia Meloni – Matteo Salvini.
Libro dei sogni
Sei manifesti tutti spezzati in due parti, con il lato sinistro di colore nero e in cui campeggia uno slogan della destra e la parte sinistra di colore rosso in cui si legge la controproposta del Pd, e che presentano sempre la stessa foto di Letta.
Su tali cartelloni campeggiano le seguenti frasi: “Con Putin/Con l’Europa”, “Discriminazioni/diritti”, “Combustibili fossili/Energie rinnovabili”, “Lavoro sottopagato/Salario minimo”, “Più condoni per gli evasori/Meno tasse sul lavoro” e, per finire, “No Vax/Scienza e vaccini”. Tralasciando che si poteva fare qualcosa di più, magari con una maggiore varietà di foto del segretario, sono diversi gli spunti che se ne possono trarre.
La prima considerazione, la quale già dimostra come questi slogan siano sostanzialmente una pubblicità ingannevole, è che dipingono un sistema politico bipolare quando in Italia oltre al Centrodestra e al Centrosinistra esistono anche il Terzo polo del duo Carlo Calenda – Matteo Renzi e il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte. Insomma già la premessa dello spot è fallace.
Ma non è tutto. Quel che balza agli occhi analizzando i messaggi del Pd è senza dubbio la resa cromatica – rosso e nero – che strizza palesemente l’occhio alla politica del ‘900 quando a fronteggiarsi erano comunisti e fascisti, a riprova di come i dem siano ancorati a un passato che è morto e sepolto da ere. Anche volendo accettare l’esistenza di questa rigida divisione tra fascisti e comunisti, appare complicato sostenere che il Pd sia espressione della sinistra.
Ad ogni modo tale dicotomia si ritrova anche nei termini usati all’interno dei rispettivi slogan che hanno lo scopo di denotare due visioni del mondo estremamente diverse e confliggenti.
Occasioni sprecate… dal Partito democratico
Eppure c’è da chiedersi se il contenuto di tali manifesti sia coerente con la realtà. Già perché il Partito democratico ormai da tempo ha preso una deriva centrista, dimenticando le proprie radici e aprendosi al neoliberismo.
Ma soprattutto i dem, pur di restare arpionati alle poltrone, non hanno esitato a scendere a patti con Salvini e Silvio Berlusconi dando vita a un governo di unità nazionale che ha messo in luce come troppo spesso le rispettive posizioni politiche non fossero tanto distanti. E anche guardando ai singoli slogan, le cose non sembrano migliori.
Se c’è poco da dire sui due slogan “Con Putin/Con l’Europa” e “No Vax/Scienza e vaccini” che rappresentano effettivamente, seppur in modo eccessivo, le rispettive distinzioni, gli altri sembrano avere più di qualche nota stonata e non tanto perché rappresentano posizioni diverse ma perché nascondono qualche inesattezza. Riguardo al manifesto “Discriminazioni/diritti” è chiaro che siamo davanti a qualcosa di concreto perché le destre non nascondono il proprio oscurantismo.
Questo traspare dalla questione dell’aborto, con le recenti polemiche che hanno coinvolto la Meloni e la regione marche a guida Fratelli d’Italia, alla lotta ai migranti e, per non farsi mancare nulla, al muro sulla legge Zan che mirava a istituire il reato di omofobia e a quello fatto in occasione della battaglia per l’Eutanasia e la Cannabis.
Ma non è altrettanto vero che il Pd sia il paladino dei ‘diritti’ perché quando era al Governo, prima con i 5 Stelle e dopo nella coalizione di unità nazionale con anche le destre, non ha mosso un dito e ha accettato passivamente che ogni iniziativa in tal senso venisse fatta naufragare dalle destre.
Dal Partito democratico solo parole al vento
Stessa storia anche per gli slogan “Combustibili fossili/Energie rinnovabili” e “Più condoni per gli evasori/Meno tasse sul lavoro” perché si tratta di cose che potevano essere fatte quando il Pd era all’interno della maggioranza.
In fatto di Ambiente il nome del Pd rimarrà a lungo legato alla norma che permetterà di edificare uno sfolgorante termovalorizzatore a Roma.
Un impianto che, è bene ricordarlo, non è a fatto a impatto zero. Sulla lotta all’evasione, invece, si è fatto poco e niente per evitare al governo dei Migliori di smantellare, su input delle destre, le riforme dell’ex ministro di M5S Alfonso Bonafede.
E non va meglio neanche guardando all’ultimo slogan “Lavoro sottopagato/Salario minimo”. Anche qui è surreale leggere che il Partito democratico si fa promotore di una proposta per garantire una paga decente quando, ormai da anni, il Movimento ha battuto i pugni – anche in Europa – per dotare l’Italia di una misura di equità sociale.
Qualcosa che sarebbe stato possibile portare a compimento se solo Letta e i suoi avessero dato una mano e invece niente. Non è stato possibile approvare il salario minimo né durante il governo giallorosso e né con quello dei Migliori guidato dal premier Mario Draghi.
Insomma guardando questi manifesti, il dubbio è che sia soltanto una lunga accozzaglia di buoni propositi – e promesse a cui nemmeno gli stessi dem credono – ad esclusivo uso e consumo di questa strampalata campagna elettorale.
Preferenze che, a ben vedere, sarebbero già state nella disponibilità di Letta & soci se solo, quando ne avevano la possibilità, avessero tramutato tali intendimenti in fatti concreti e leggi.