Per la morte e la diffusione di foto dell’incidente in cui hanno tragicamente perso la vita Kobe Bryant e sua figlia, la vedova del cestista Vanessa Bryant riceverà dalla contea di Los Angeles 16 milioni di dollari di risarcimento. La decisione è stata annunciata nella giornata di mercoledì 23 agosto da una corte federale.
Kobe Bryant, la vedova Vanessa Bryant riceverà 16 milioni di dollari di risarcimento per le foto dell’incidente
Il 16 gennaio 2020, il campione Nba Kobe Bryant, sua figlia e altre sette persone perselo vita in un incidente in elicottero. A oltre due anni e mezzo di distanza dal drammatico accaduto, alla vedova del cestista, Vanessa Bryan, è stato riconosciuto un maxi riconoscimento da 16 milioni di dollari nella causa intentata contro la contea di Los Angeles per la diffusione delle foto relative al sinistro.
Nella giornata di mercoledì 24 agosto, quindi, una giuria federale ha stabilito che la contea di Los Angeles debba pagare il risarcimento danni per il “profondo disagio emotivo” provocato da agenti e vigili del fuoco che, all’epoca dei fatti, hanno condiviso gli scatti dei corti della star del basket e di sua figlia. I nove giurati hanno reputato valida la tesi degli avvocati della vedova Bryant secondo la quale la diffusione delle immagini ha rappresentato in una violazione della privacy delle vittime generando disagio e angoscia nei familiari.
Il processo e la tesi sostenuta dagli avvocati
Al processo, Vanessa Bryant ha testimoniato in lacrime, affermando: “Vivo ogni giorno nella paura di essere sui social media e questi spuntano fuori, vivo nella paura che le mie figlie siano sui social media e che vedano quelle immagini”.
A Chris Chester, che nel sinistro perse moglie e figlia e che aveva intentato causa contro la contea di Los Angeles insieme alla vedova Bryant, è stato riconosciuto un risarcimento di 15 milioni di dollari. Gli avvocati, del resto, hanno ribadito più volte che gli agenti della contea non avevano alcun motivo di diffondere le immagini del disastro in quanto non avevano finalità investigative e la loro condivisione fu soltanto “un pettegolezzo” con lo scopo di soddisfare una “curiosità raccapricciante”.