Mentre politici e grandi media si sorprendono e rimangono quasi sbigottiti dagli applausi prolungati che la platea del meeting di Rimini ha riservato ieri a Mario Draghi (leggi articolo a pagina 3), c’è chi la pensa diversamente. “Mi scusi, ma cosa si aspettava? Mi pare del tutto coerente che il meeting di Rimini, ‘patria’ di Comunione e Liberazione, riservi questo trattamento all’uomo più neo-liberista che il nostro Paese ricordi”. Chiaro come sempre il professor e sociologo Domenico De Masi. Che aggiunge: “Non dobbiamo mai dimenticarci che Mario Draghi, da segretario generale del Tesoro, è stato artefice negli anni ‘90 delle meggiori privatizzazioni del nostro Paese”.
Dunque la standing-ovation era scontata, professore?
Direi coerente con la storia professionale di Draghi, in continuità col suo modo di intendere la finanza. D’altronde Comunione e Liberazione è per così dire il braccio secolare ed economico della Chiesa, da sempre più liberista della Cei. Non a caso applausi e standing ovation sono “trattamenti” riservati sempre a governanti di destra. Ecco perché non mi stupisce che sia accaduto anche ieri con Draghi.
Ciò che casomai è un po’ più paradossale è che, se Salvini e Meloni non hanno commentato, a sperticarsi in elogi sono stati Renzi, Calenda e Letta…
Guardi, per i primi due non mi stupisco. L’innamoramento totale invece del Pd e di Letta è molto meno comprensibile, a meno che non si riconosca che il Pd è l’ultima conquista del neo-liberismo.
In che senso?
Come può dirsi di sinistra un partito che poi elogia il “re” dei neo-liberisti com’è Mario Draghi? È illogico. Com’è illogica anche un’altra cosa…
Cioè?
Torno a Calenda. Il leader del Terzo Polo continua a dire che presidente del Consiglio potrebbe essere nuovamente Draghi. È un’idea ridicola.
Perché?
Perché un conto è la decisione di Mattarella di nominare un tecnico dopo la crisi del governo Conte-2, un conto è invece la situazione attuale: con le elezioni alle porte che senso ha immaginare a Palazzo Chigi un uomo che non si confronterà con le urne e col voto dei cittadini? Non ha senso desiderare un’altra volta un tecnico.
Ad esprimersi dopo l’intervento a Rimini è stato anche Conte che ha definito l’agenda sociale di Draghi “modesta”.
Direi che è stato fin troppo buono. L’eredità lasciata da Draghi in campo sociale non è modesta: è negativa, sottozero. Sono i numeri a dirlo: i poveri non sono diminuiti ma sono aumentati di mezzo milione con il governo Draghi. Un disastro.
Cosa pensa invece del programma politico del Movimento?
È l’unica forza che sposa battaglie di sinistra. La situazione che stiamo vivendo è paradossale.
In che senso?
Abbiamo un partito che si dice di sinistra ed è di centro come il Pd. E un partito che è di fatto di sinistra, ma che si vergogna a dire che è di sinistra. Io stimo molto Conte, ma su questo non capisco la sua eccessiva “timidezza”.
Si è dato una spiegazione a tale “torsione” politica?
Difficile darne una. So solo una cosa: le elezioni più importanti della storia democratica italiana sono ovviamente state quelle del 1948. Al tempo c’erano ben tre grandi partiti di sinistra: il Pci, il Psi e il Psdi. La destra, a parte piccoli partiti monarchici, non esisteva praticamente. Oggi la situazione è completamente ribaltata: abbiamo ben tre partiti di destra (Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, ndr) e nessun partito dichiaratamente di sinistra. E, mi creda, è un paradosso per un Paese che ha vinto importanti battaglie come lo statuto dei lavoratori o la riforma della sanità pubblica.
Intanto il 25 settembre si avvicina. Crede che questo “vuoto” a sinistra avvantaggi la destra?
Ma certo, di che parliamo. La coalizione di centrodestra ha praticamente già vinto. E, aggiungo, purtroppo.
Perché?
Guardi, io ho vissuto i miei primi 5-6 anni di vita sotto il regime fascista. Spero vivamente di non passare gli ultimi miei 5-6 anni di vita sotto un nuovo governo di destra.
Quali potrebbero essere le conseguenze economiche di un governo di centrodestra?
Credo ci sarà molta dialettica tra le forze di coalizione. E questo perché il neoliberismo professato da Berlusconi è diverso da quello di Salvini, ed entrambi sono diversi dalla politica economica di Fratelli d’Italia che è più improntata al socialismo di Stato.
E da un punto di vista sociale cosa potrebbe accadere?
Beh, Salvini e Meloni l’hanno già detto: come prima cosa sarà abolito il Reddito di cittadinanza. E sarà una tragedia dato che parliamo di uno dei provvedimenti più importanti in campo sociale degli ultimi anni. Toglierlo sarebbe una follia e, stando alle dichiarazioni del centrodestra, lo sarà dato che l’intenzione è, come detto, abolire il provvedimento.
A proposito del Reddito di cittadinanza, negli ultimi giorni diverse sono state le trasmissioni che hanno affrontato il tema. E sempre ci sono servizi su truffe connesse ai soldi dati dallo Stato…
Guardi, su questo voglio essere chiaro: la televisione è stata sin da subito strumento di sbarramento contro il Reddito di cittadinanza. L’atteggiamento, mi lasci dire, è stato strumentale e criminale da parte di tutti: Rai, Mediaset e La7. Io per primo, poiché fautore del provvedimento e suo grande sostenitore, sono stato invitato in decine e decine di trasmissioni. E ogni volta, sempre, i miei interventi erano preceduti da servizi in cui c’era il furbetto di turno che aveva avuto il Reddito di cittadinanza senza averne diritto. E io ogni volta facevo osservare che peraltro non c’è solo un furbetto ma la stessa Inps ne ha individuati 130mila. Ma questo non vuol dire che la legge sia sbagliata. Non è che se c’è uno che non paga le tasse, noi poi pensiamo che sia sbagliato pagarle e non vogliamo più farlo. Si confondono strumentalmente i piani e, più o meno volutamente, si crea confusione. È vergognoso il tam-tam creato da tutti i programmi televisivi contro il Reddito di cittadinanza. Così com’è vergognoso che tutti i partiti politici continuino ad attaccarlo.