Tanti hanno esultato vedendo il proprio nome sulle liste elettorali, mentre molti altri sono rimasti delusi perché non sono stati scelti oppure perché, inseriti in collegi impossibili, hanno deciso di ritirarsi da questa tornata elettorale.
Si tratta dei numerosi big esclusi, ossia l’altra faccia della medaglia delle liste depositate dalle coalizioni, che per ragioni diverse sono rimasti a spasso e ora sparano sui rispettivi leader.
Si salvi chi può
Difficile fare un elenco esaustivo dei candidati esclusi visto che quest’anno, complice la riduzione del numero di parlamentari, le caselle a disposizione dei partiti sono state ridotte al lumicino.
Ma non c’è dubbio che ci sono esclusi che più di altri hanno fatto e stanno facendo discutere. Un caso su tutti è quello dell’ex presidente del Lazio, Renata Polverini, che riveste il ruolo di deputata dal 2013 ma che a questo giro è rimasta fuori dai giochi.
In realtà Forza Italia ha proposto la candidatura all’ex governatrice che, però, ha risposto picche. Come mai? Perché secondo la Polverini “la proposta di una candidatura al Senato è stata di pura testimonianza”.
Insomma un contentino in un collegio ritenuto impossibile da conquistare e che l’ex presidente del Lazio ha bollato come “non dignitosa per me né per la mia storia”.
Altra esclusioni pesanti sono quella dello storico parlamentare azzurro Simone Baldelli, vice presidente dei deputati forzisti, e di Andrea Ruggieri, nipote di Bruno Vespa.
Proprio quest’ultimo non le ha mandate a dire tuonando contro il partito di Silvio Berlusconi: “La regola d’ingaggio era tutelare anzitutto gli uscenti. Ma pur essendo io un deputato uscente, che a Forza Italia ha fatto sempre fare una bella figura, mi sono stati preferiti esordienti anonimi e senza titolo”.
Il Cavaliere ha lasciato a spasso anche Giuseppe Moles perché il seggio blindato della Basilicata che doveva occupare, alla fine è stato concesso alla presidentessa del Senato Elisabetta Alberti Casellati.
Non mancano i delusi neanche nel Partito democratico a partire dagli ex ministri Luca Lotti, il quale non ha lesinato pesantissimi attacchi al segretario Enrico Letta reo – a suo dire – di aver consumato una vendetta nei confronti degli ex renziani, e Valeria Fedeli che figurano tra i candidati esclusi. Stesso destino anche per Dario Stefàno e Giuditta Pini mentre Luigi Zanda e Barbara Pollastrini si sono fatti da parte per una loro decisione.
I soliti giochetti sui candidati esclusi
Guardando le liste di Matteo Salvini, la situazione nella Lega sembra piuttosto tranquilla perché di esclusi non ce ne sono tantissimi. Eppure si tratta di tutta apparenza perché analizzando nel dettagli i nomi di chi è rimasto a spasso, si scopre che spesso sono ritenuti vicini al ministro Giancarlo Giorgetti.
È il caso di Raffaele Volpi, ex sottosegretario alla Difesa nel governo Conte e già presidente del Copasir, come anche di Paolo Grimoldi, ex segretario della Lega Lombarda che ha forte influenza sulla compagine leghista nella Regione.
Due defezioni che solo all’apparenza sembrano soft ma che potrebbero avvicinare sempre più la resa dei conti, di cui si vocifera da tempo, per il Carroccio. Sempre nella Lega sta facendo discutere anche la mancata candidatura di Toni Iwobi, il primo politico di origine africana mai eletto a palazzo Madama.
Non va meglio nel Terzo Polo guidato da Carlo Calenda dove a tenere banco sono alcune esclusioni che hanno fatto discutere.
La più rumorosa è stata quella dell’ex sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, che messo in disparte dal partito, con un duro post ha annunciato che non sarà candidato e ha tuonato contro i vertici per la “scelta conservativa e poco coraggiosa” che ha il solo scopo di “salvare l’attuale dirigenza”.
Fuori dalle liste di Azione & Co. anche l’ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, che qualche settimana fa veniva dato come scontato ma a cui, dopo giorni di ragionamento, Azione gli ha preferito un altro candidato.
Nella lista degli esclusi, come sottolineano i giornali mainstream, non mancano anche diversi 5 Stelle come Paola Taverna, Alfonso Bonafede, Vito Crimi, Danilo Toninelli e Virginia Raggi. Quello che nessun giornalone dice, però, è che si tratta di nomi che non potevano essere candidati per via della regola del doppio mandato.