Caos candidature per Pd e Forza Italia. È ancora tensione a poco più di ventiquattr’ore dalla scadenza per la presentazione delle liste prevista per lunedì 22 agosto (alle 20).
Nelle ultime ore, in entrambi i partiti, è montato il caso Basilicata. Dove se il centrosinistra piange, il centrodestra non ride.
Il caso Casellati agita FI in Lucania
Qui, infatti, la colazione FdI-Lega-FI è alle prese con la candidatura della presidente uscente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Un nodo intricatissimo che neppure una lunga trattativa no stop è riuscito a sciogliere. Il problema è il numero ristretto di collegi, appena 42, spettanti a Forza Italia in base agli accordi presi con gli alleati.
L’impasse ruota intorno ai malumori crescenti in seno al partito di Silvio Berlusconi in Veneto, generati proprio dalle scelte dei vertici nazionali sui candidati.
In particolare dalla decisione di dirottare la Casellati, eletta nel 2018 nel collegio di Padova, dove il 25 settembre dovrebbe invece correre l’attuale capogruppo FI al Senato, Annamaria Bernini, in Basilicata, con l’esclusione eccellente del sottosegretario all’Editoria Giuseppe Moles, che ha spinto il vice-coordinatore regionale di Forza Italia Dario Bond a dimettersi (“Così non si può andare avanti”).
Mal di pancia quindi che, come un effetto domino, si sono quindi trasferiti, insieme alla candidatura della Casellati, dal Veneto alla Basilicata.
Dove i dirigenti locali di Forza Italia non avrebbero preso affatto bene l’imposizione di una candidatura estranea al territorio.
Stesso copione in Molise, dove fanno discutere le candidature del segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, e del presidente della Lazio, Claudio Lotito, nelle liste azzurre.
Nel Pd scoppia la grana Scarpa-Sarracino
Non va meglio, come detto, sempre in Basilicata, al Pd. Dopo il ritiro della candidatura di Raffaele La Regina per alcuni tweet datati contro Israele, il Nazareno ha ripescato il ministro per i Rapporti cin l’Ue, Enzo Amendola.
Ma Enrico Letta deve ora fare i conti con le polemiche che hanno investito altri due candidati del Partito democratico. Il primo caso riguarda Rachele Scarpa, finita nel mirino di Italia Viva.
Motivo: un vecchio post (del maggio 2021) in cui la giovane esponente dem scriveva che “la politica di Israele sull’occupazione degli spazi palestinesi sta colpendo ancora una volta pesantemente la popolazione civile. 24 vittime nei bombardamenti, di cui 9 bambini, a Gaza. Un ragazzino di 16 anni colpito dai cecchini in Cisgiordania. E ancora, famiglie allontanate a forza dalle loro case nella zona est di Gerusalemme. Chi si ostina a parlare del ‘diritto di Israele di difendersi’ si rifiuta di cogliere la gravità e la complessità della situazione, e chiude gli occhi davanti a quello che Human Rights Watch ha definito pochi giorni fa il regime di apartheid di Israele. Abbiamo bisogno di lavorare a livello internazionale per la pace”.
Ma non è tutto. Anche il segretario cittadino del Pd di Napoli, Marco Sarracino, uno dei quattro under 35 che Letta ha indicato come capolista, è finito sotto attacco. Stavolta per mano di Giorgia Meloni.
“Dopo i giovani candidati del Pd che negano il diritto all’esistenza e alla sicurezza di Israele, arriva anche chi inneggia all’Unione Sovietica”, ha scritto su Facebook la leader di FdI. Che ha aggiunto: “Questo è il post (allegato dalla Meloni, ndr) del segretario metropolitano del Pd di Napoli Marco Sarracino, uno dei capolista under 35 scelti direttamente da Enrico Letta. Sarracino, candidato alla Camera nel collegio plurinominale Napoli 2, ha scritto: “Buon anniversario della Rivoluzione”. Bolscevica, ovviamente. Con tanto di foto di Lenin e Armata rossa”.
Intanto, il leader di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, rinuncia alla candidatura nel collegio uninominale di Pisa, dove il Pd candiderà il costituzionalista Stefano Ceccanti, in bilico fino a poche ore fa.