Ogni giorno ha il suo record per il prezzo del gas naturale, arrivato venerdì a 244,55 euro al megawattora, rispetto ai 241 di giovedì scorso, ma toccando anche picchi sopra i 260 euro subito dopo l’annuncio di un nuovo stop temporaneo al gasdotto Nord Stream 1.
Gazprom infatti fa comunicato che interromperà le consegne per tre giorni, dal 31 agosto al 2 settembre, per interventi di manutenzione. Anche negli Stati Uniti il prezzo del gas naturale ha segnato un picco a 9.360 dollari per MMBtu: il massimo dal 2008.
Aumenta il prezzo del gas: colpa delle sanzioni
L’ennesimo stop delle forniture di gas attraverso il Nord Stream è chiaramente una ritorsione per le sanzioni a Mosca e gli aiuti militari all’Ucraina, senza metterci la faccia, e dunque imputando l’interruzione delle forniture di energia a ragioni tecniche, in modo da non dover rispondere della violazione volontaria dei contratti.
Un fatto incontrovertibile, che a suo tempo, finita la guerra, potrebbe trascinare Gazprom in contese legali miliardarie.
Il colosso energetico ai comandi di Vladimir Putin non pare però preoccuparsene, malgrado i flussi verso l’Europa siano ridotti al 20% della capacità del gasdotto, ai prezzi stabiliti dai vecchi accordi e dunque neppure ritoccati dalle oscillazioni dell’apposito mercato alla Borsa di Amsterdam.
Qualcosa però si muove, almeno sul fronte della sicurezza attorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Venerdì l’Eliseo ha confermato che il presidente russo, Vladimir Putin, ha dato il suo assenso – in una telefonata con Emmanuel Macron – al dispiegamento di una missione dell’Aiea presso la centrale nucleare ucraina.
Putin, nel corso della telefonata con il leader francese, ha avvertito che i bombardamenti sulla centrale – che i russi addebitano a Kiev – pongono il rischio di una “catastrofe su larga scala”.
A guadagnarci è la Cina
La guerra in atto, con quasi tutto l’Occidente allineato agli Stati uniti e alla Nato, sta riuscendo intanto a stringere l’abbraccio tra Russia e Cina, insidiosissimo sotto l’aspetto geopolitico, militare ed economico.
Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, citando alcune fonti, il presidente cinese Xi Jinping potrebbe incontrare Putin a metà settembre a un vertice regionale dell’Asia Centrale.
Un appuntamento stabilito dopo la visita della speaker del Congresso americano Nancy Pelosi a Taiwan. Il faccia a faccia è stato confermato anche dal leader indonesiano Sukarno.
E a riprova del fronte che si salda tra Mosca e Pechino si ragiona su nuove manovre militari congiunte dopo quelle appena effettuate sullo sfondo della crisi con Taiwan.