Sembra proprio che Berlusconi voglia riformare la Giustizia in lungo e largo. Ieri il Cavaliere se l’è presa con le lungaggini dei processi e ha proposto di rendere inappellabili le sentenze di assoluzione di I e II grado. Giudice Alfonso Sabella, magistrato presso il Tribunale di Roma, lei cosa ne pensa di quest’idea?
“La Giustizia ha tanti problemi ma non si può pensare di risolverli con la bacchetta magica, a suon di spot o con battute. Bisogna affrontare le difficoltà – perché ci sono e non si può negare – in modo serio e laico, formulando un progetto con l’ausilio di chi quotidianamente calca le aule dei tribunali ossia giudici, pubblici ministeri e avvocati, perché solo loro sanno cosa va fatto. Guardi noi abbiamo centianaia di migliaia di processi pendenti che necessitano di interventi urgenti che, però, sono lontani anni luce dalle proposte, talvolta farneticanti, che sto sentendo in questi giorni da parte della politica. Le faccio un esempio: lo scippo a una vecchietta. Se fosse passata la riforma della custodia cautelare proposta con il referendum della Lega, chiaramente pensata per impedire le misure per i reati commessi dai colletti bianchi, allora ci sarebbe stato un liberi tutti anche per ogni altro reato. Nel caso dello scippo, come in quello di spaccio di stupefacenti o perfino di stalking, il responsabile sarebbe rimasto in libertà perché non ci sarebbe stato modo di arrivare a misure cautelari. Ci tengo a ripeterlo: la Giustizia va riformata ma in modo serio”.
Qualcosa di simile è già stata proposta anche in passato con la legge Pecorella che, però, è stata giudicata incostituzionale dalla Consulta…
“In quel caso, se non ricordo male, il problema era relativo al fatto che veniva impedita l’appellabilità solamente al pubblico ministero ma non all’imputato. Così si veniva a creare una disparità di trattamento inaccettabile. Guardi voglio fare una provocazione: si può anche pensare di rendere inappellabili le sentenze ma non lo si può fare per ogni tipo di reato, come vorrebbe qualcuno, ma soltanto per i reati minori che ingolfano la macchina della Giustizia. Chiaramente una simile modifica andrebbe inserita in una riforma complessiva del settore ma, mi creda, fatta in questo modo non interesserebbe ai tanti politici che chiaramente cercano altro”.
Il programma elettorale del Centrodestra propone ulteriori modifiche al funzionamento della Giustizia italiana. In particolare Lega e Forza Italia hanno messo nero su bianco l’intenzione di rendere più complicata la cronaca delle indagini che interessano la politica. Insomma un nuovo bavaglio che si baserà sul concetto di “buona fama” che oltre ad essere molto generico, non esiste neanche nella letteratura giuridica.
Come reputa questa stretta inerente alla cronaca giudiziaria?
“Tutto quello che riguarda il bavaglio all’informazione mi troverà sempre assolutamente contrario. Il giornalista fa il suo lavoro ed è sacro, per questo mi limiterei a perseguire solamente chi fornisce informazioni riservate ricorrendo a pene accessorie come sanzioni o interdizioni. Dobbiamo capire che parliamo di due diritti inalienabili e sacrosanti, il diritto all’informazione e quello alla privacy, che devono essere bilanciati. Ma da quanto leggo, si sta pensando di far prevalere il secondo per questioni davvero discutibili”.
Sempre da Berlusconi & Co, si prepara una nuova e ulteriore stretta anche sulla pubblicabilità delle intercettazioni. Sostanzialmente si vuole impedire ogni forma di diffusione delle informazioni non penalmente rilevanti ma che sono comunque sono finite nei brogliacci degli investigatori. Secondo molti esperti si tratta di un bavaglio che metterà definitivamente ko l’informazione giudiziaria. Lei che ne pensa di questa proposta?
“Ma che senso ha aggiungere ulteriori limiti visto che quelli che ci sono già bastano e avanzano? Voglio ricordare che tutto quello che non è rilevante per il processo, non va pubblicato. Ma facciamo il caso, in realtà piuttosto comune, di qualcosa di cui sono a conoscenza entrambe le parti. Se di tali intercettazioni ne viene a conoscenza il giornalista e sono di qualche interesse pubblico, che male c’è nel renderle note?”.
Intanto si parla anche di smantellare la spazzacorrotti…
“Senza mezze misure le dico che è una follia anche solo pensarlo. Premesso che credo che qualche aggiustamento sarebbe necessario, questo perché non si può equiparare corrotto e corruttore a un mafioso, ci tengo a dire che non si può smantellare completamente una norma che ha tanti punti lodevoli. Pensi al divieto di assumere incarichi pubblici per chi è stato condannato in via definitiva per corruzione, sinceramente mi sembra qualcosa di sacrosanto visto che sarebbe folle riassegnarli la gestione della cosa pubblica. Guardi Davigo diceva che se invito a casa qualcuno e quando va via scopro che mi è sparita l’argenteria, non è che avrò mai modo per farlo condannare ma sicuramente non lo inviterò più a cena”.
Tornando alla riforma Cartabia, nei mesi scorsi in molti hanno espresso pareri fortemente negativi. Da Gratteri ad Ardita e Albamonte, non sembra esserci un magistrato soddisfatto. Qual è il suo giudizio in merito?
“Guardi si tratta di un decreto legislativo e per questo mi auguro che il prossimo Governo, qualunque sia, non lo vari proprio. Quanto fin qui partorito è un brodino caldo somministrato a un malato terminale. A mio parere tutte le proposte non servono a niente e sono state fatte da persone che non hanno la minima idea di come funzioni un’aula di Giustizia. Penso alla riforma del Csm con cui hanno detto di aver tolto potere alle correnti mentre la realtà, per chi sa come funzionano le cose, è che non cambierà nulla rispetto a oggi. Per non parlare dell’improcedibilità che è letteralmente devastante”.
Quindi il lavoro del Governo dei Migliori sulla Giustizia è tutto da buttare via?
“Si, per me è una bocciatura totale. Voglio salutarla con una battuta: in questa riforma c’è qualcosa di buono ma ormai non mi ricordo più nemmeno cosa”.