Panico a New York. Salman Rushdie, lo scrittore indiano considerato blasfemo da molti musulmani, è stato aggredito a New York. Un uomo, irrompendo sul palco della conferenza organizzata a Chautauqua, si è scagliato contro l’autore del romanzo I versi satanici e lo ha ripetutamente colpito con un’arma da taglio.
Lo scrittore Salman Rushdie aggredito a New York è stato operato. L’Islam radicale gliela aveva giurata
Rushdie, 75 anni, ha riportato ferite multiple e ha subito un delicato intervento chirurgico. “Salman probabilmente perderà un occhio, i nervi del suo braccio sono stati recisi e il suo fegato è stato ferito e danneggiato”, ha detto il suo agente, Andrew Wylie.
Assalito, poi, anche il moderatore dell’evento ospitato alla Chautauqua Institute. Secondo le testimonianze dei presenti citate dalla Bbc, l’aggressore indossava una mascherina nera ed è stato rapidamente neutralizzato da un poliziotto del NYPD e preso in custodia. Sulle condizioni dell’autore di Versetti satanici è intervenuta la governatrice dello Stato di New York, Kathye Hochul, che ha comunicato che Salman Rushdie è vivo e al suo arrivo in ospedale è stato subito sottoposto alle cure necessarie. La governatrice ha anche postato un tweet per esprimere vicinanza allo scrittore e ai suoi cari travolti dalla tragedia.
Non si tratta soltanto di un’aggressione fisica contro un esponente della cultura internazionale. Quanto accaduto nella contea di Chautauqua rappresenta un feroce attacco alla libertà di parola e di opinione. “Non possiamo pensare a nessun incidente paragonabile a questo violento attacco pubblico contro uno scrittore sul suolo americano”, ha dichiarato tramite una nota PEN America.
Sui suoi Versetti satanici pende l’accusa di blasfemia
L’organizzazione no profit che si batte per difendere e tutelare la libera espressione ha anche descritto come “brutale e premeditato” l’assalto subito dallo scrittore indiano. Rushdie è diventato famoso in tutto il mondo nel 1981 con I figli della mezzanotte, raggiungendo però l’apice della notorietà con I versetti satanici del 1988. In seguito alla pubblicazione dell’opera, lo scrittore ha ricevuto numerose minacce di morte ed è stato uno dei primi intellettuali ad essere accusato di blasfemia contro l’Islam.
Per nove anni, ha vissuto in incognito beneficiando della costante protezione dei servizi britannici. Il 14 febbraio 1989, poi, l’Ayatollah Ruhollah Khomeini ha condannato a morte Rushdie con una fatwa. Dopo la condanna, il leader supremo dell’Iran stabilì anche una ricompensa di 3 milioni per chiunque avesse assassinato l’autore del libro. Copie dell’opera blasfema, intanto, vennero bruciate in pubblico mentre le librerie furono prese d’assalto e devastante in numerosi Paesi musulmani.
Lo scrittore indiano, che all’epoca dei disordini viveva a Londra, venne messo sotto la protezione dei servizi segreti britannici, riuscendo a sopravvivere alla furia della comunità devota all’Islam. Una sorte meno fortunata, invece, è toccata a Igarashi Hitoshi, il traduttore giapponese dei suoi libri che fu brutalmente assassinato nel 1991. Anche altri traduttori vennero aggrediti, compreso l’italiano Ettore Capriolo.
Alla morte di Khomeini, la fatwa è stata rinnovata nel 2005 dall’attuale leader iraniano, l’Ayatollah Ali Khamenei. Rispetto alla recente aggressione, un rappresentante della Sezione Interessi della Repubblica Islamica dell’Iran negli Usa ha rifiutato di rilasciare commenti. “Non ci intromettiamo nella vicenda”, ha detto.