Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno raggiunto l’accordo per dare vita a un’unica formazione politica. Il via libera all’alleanza è arrivato questa mattina con un incontro tra i due leader.
Oggi l’incontro tra Renzi e Calenda per suggellare l’accordo in vista delle prossime elezioni politiche
L’incontro, aveva detto questa mattina Calenda a Rtl102.5, ci sarà “in tarda mattinata”. Con Renzi, ha aggiunto il leader di Azione “in queste ore ci sentiamo spesso”, ma è “ora di muoversi e di parlare delle cose da fare”, è “l’ora di parlare agli italiani”.
Ma con riferimento alla leadership Calenda frena: “È una delle questioni che dobbiamo definire con chiarezza. Potrebbe anche essere una figura terza, magari una donna”. Si è fatto il nome di Mara Carfagna e anche di un ticket Bonetti-Carfagna. Renzi manifesta generosità ma anche prudenza. “Uno o tutti e due dobbiamo fare un passo indietro. Io non ho problemi”. E su un’eventuale leadership al femminile dice: “Prima mettiamoci d’accordo sul resto e poi vediamo. Carfagna, Bonetti e Gelmini hanno lavorato bene”.
Restano sul tavolo, tra l’altro, i nodi sulle candidature, legate soprattutto al proporzionale e da decidere dove Renzi e Calenda si candideranno (il primo probabilmente al Senato, il secondo alla Camera). Secondo il leader di Azione, infatti, “Giorgia Meloni va battuta sul terreno del proporzionale, al Senato. Io mi candiderò lì e andrò in Veneto, in Lombardia, nelle valli dove votavano la Lega e ora la gente non li vuole più sentire””.
Ma l’accordo con il senatore fiorentino sembra a portata di mano. “Sulle questioni di fondo l’accordo è raggiunto e ora si discute su altre cose rilevanti”, conferma l’ex ministro. Che, prudenza a parte, confessa in serata che si sta lavorando a una lista unica e che saranno presenti i loghi dei due partiti.
Renzi chiarisce: “Se si fa l’accordo bisogna capire qual è la prospettiva, se c’è un ragionamento. Le candidature e la lista sono la cosa più facile, la vera domanda è vogliamo fare un percorso che costruisca un grande polo del buonsenso che sia in grado di incidere nella prossima legislatura. Per farlo, bisogna fare le cose per bene”.
I due leader sono in sintonia su tantissimi punti
I due leader sono in sintonia su tantissimi punti. Sono accomunati da un identico sogno innanzitutto: “Se gli italiani voteranno per me – ha aggiunto Calenda – il primo obiettivo sarà cercare di tenere con la coalizione più riformista possibile Mario Draghi a Palazzo Chigi”. Il riferimento è a “una maggioranza Ursula”. Conferma Renzi: “Se andiamo bene sul proporzionale possiamo riportare Draghi a Palazzo Chigi”.
E ancora: “Ci aspettano tempi difficili: avremo tanta inflazione. Quando hai l’8-9% tanti vanno sotto la soglia di povertà. A quel punto tra settembre e dicembre se si deve ridiscutere il patto di stabilità europeo: là ci sono quelli tosti, gli olandesi. Ma se non cambiamo quel patto non andiamo da nessuna parte. Io chiedo, chi preferite che vada a trattare? Draghi o Meloni?”.
L’ex ministro non teme i sondaggi e su questi anzi ironizza e passa all’attacco. Il sondaggio che darebbe Iv-Azione al 4% “non mi preoccupa. Il 4% ce lo dà il sondaggista del Pd e Più Europa… l’ho visto in azione alle amministrative… In questo momento i sondaggisti seri non stanno rilevando perché la gente è al mare”.
Calenda sottolinea che “altri ci danno al 6%, al 15%, al 75%… Poi arriverà il 25 settembre e se gli italiani voteranno, voteranno. Sennò è un’altra storia”. Idem il senatore fiorentino: “Io i sondaggi non li ho mai guardati: un politico segue le idee non i sondaggi. Poi molti sondaggisti dicono che c’è un ampia area vicina al centro. Se Berlusconi e il Pd ci teme allora credo che possiamo avere risultati superiori alle attese. Perché il terzo polo, se nascerà come io mi auguro, porterà via voti a FI e al Pd”.
Calenda ripercorre le fasi che lo hanno portato alla rottura con il Pd di Enrico Letta. “Enrico ha fatto una scelta legittima: ha scelto Bonelli e Fratoianni. Quello che non può dire è che non lo sapesse “. Il leader di Azione spiega di aver chiamato il ministro Dario Franceschini “perché con Letta avevo parlato tantissime volte. Gli avevo detto ‘se tu firmi un altro patto questa cosa non la capirà nessuno’. Ma lui ha firmato il patto”. E insiste: “Io – si giustifica – non semino zizzania: racconto le cose come sono avvenute con totale candore. Non sono brusco, ma netto”.
E rivolgendosi al segretario del Pd dichiara: “Enrico non ti ho mai attaccato sul profilo personale, non ho mai detto che sei un leader irresoluto. Letta viene da una scuola politica del ‘tutti dentro’ ma io no”. Dura la replica di Emma Bonino: “Mai avevo visto un voltafaccia così repentino, immotivato e anche truffaldino”. Anche sulle critiche al Pd Renzi è in sintonia con Calenda.
“Ogni volta che ho una posizione diversa da Letta si parla di rancore, ma è evidente che quella storia là non gli è passata…Aveva tre alternative: la prima era il grande accordo contro le destre ma avrebbe dovuto fare l’accordo con Conte e sarei stato contrario. Seconda ipotesi era fare l’Agenda Draghi, ma ha messo il veto su di noi prendendo Fratoianni. Terza ipotesi, quella Veltroni, vado da solo. Invece ha fatto una frittata. Di Maio con il Pd? Lui disse che avevamo rubato i bambini di Bibbiano…”.
E chiosa: “Sapevo che Letta era amico della Meloni, ma non pensavo così tanto”. Renzi e Calenda uniti per aver fregato Letta? “La verità – dice l’ex premier – è che Letta si frega da solo”. A criticare il duo Renzi-Calenda è Silvio Berlusconi: “Sono tutte manovre di palazzo, è quello che io un tempo amavo definire teatrino della politica. Il vero centro, come in tutt’Europa, è quello che gravita intorno al Ppe, e che noi orgogliosamente rappresentiamo in Italia”, osserva il Cavaliere in un’intervista al Giornale.
“Azione può colmare il vuoto lasciato da FI”, la replica del ministro degli Affari regionali, Mariastella Gelmini. A stretto giro la risposta dell’azzurra Licia Ronzulli: “Calenda e Renzi si propongono come i leader di un presunto ‘terzo polo’. In realtà, uno è europarlamentare eletto tra le fila del Pd, il secondo è stato il candidato premier del Pd”. E per il governatore della Liguria Giovanni Toti “l’accordo Azione-Iv non sarà duraturo”.