L'Editoriale

Il simbolo immaginario di Calenda

Il premio per l'inganno del giorno va a Calenda, e non per aver preso in giro Letta, ma per il raggiro che s'è inventato sulla legge elettorale.

Nel gustoso bestiario elettorale che Giulio Cavalli pubblica ogni giorno su La Notizia non c’è più posto per le sparate dei sedicenti leader di destra e di sinistra.

Alla Meloni che insiste sul blocco navale per fermare gli immigrati devono aver spiegato che è una cazzata totale, e allora ha cominciato ad abbassare le penne spiegando che la sua idea non prevede di bloccare in mare nessuno, ma di fare accordi con i Paesi africani, come se Lamorgese, Di Maio, Salvini, e ancor prima Minniti non abbiano già fatto lo stesso.

Salvini ovviamente in questa rubrica non può sfigurare – non l’ha mai fatto – e allora espande la flat tax dalle Partite Iva e lavoratori autonomi a tutti, ovviamente senza dirci dove prenderà i soldi, che devono essere sullo stesso conto dei 49 milioni da restituire a rate dalla Lega.

Ma il premio per l’inganno del giorno va a Carlo Calenda, e non per aver preso in giro Enrico Letta, che a questo sono buoni anche i bambini dell’oratorio, ma per il raggiro che s’è inventato sulla legge elettorale, dove per presentare una lista è espressamente richiesta la disponibilità di un simbolo già ammesso in precedenza.

Ora Calenda questo simbolo non ce l’ha, ma per trattare in posizione di forza con Renzi si è ricordato che nel 2019 fu schierato alle Europee dal Pd – che abbandonò due minuti dopo l’elezione – e pertanto di testa sua ha deciso che quello stesso simbolo va bene pure per la Camera e il Senato. E pazienza per quei poveretti che si stanno cercando le firme. Lui è Calenda e gli altri non sono un c…