di Andrea Koveos
Potrebbe essere un mercoledì da leoni, oppure no. La cosa certa è che domani il presidente del Consiglio Enrico Letta riferirà in parlamento sulla crisi di maggioranza. Una decisione maturata ieri al termine della capigruppo della Camera. Ce la farà Letta ad ottenere la fiducia al Senato? Per il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini non è scontato il voto di fiducia, dopo l’informativa del premier prima al Senato e poi a Montecitorio. E’ possibile che “venga posta la fiducia su eventuali mozioni”, ma è anche possibile che si votino le mozioni senza fiducia, aggiungono da Palazzo Chigi. “La fiducia – precisa il ministro per i Rapporti con il Parlamento – si pone su eventuali risoluzioni che presenteranno i gruppi dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio. Tradotto: se il dibattito si mette male, Letta si dimetterà, senza farsi sfiduciare dall’aula. Cauto anche il ministro per gli affari regionali, Graziano Delrio “non lo so, non faccio l’indovino, però è evidente che dipenderà molto da cosa succederà dentro al Pdl’’.
I pessimisti
Il ministro, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano perché avesse usato il tempo imperfetto riferendosi all’azione di governo, ha detto: ‘’Non sono pessimista, sono realista. Uno dei partiti che era il principale sostenitore di questa alleanza l’ha fatta saltare per aria. Quindi per adesso ne prendo atto. Se poi succederà qualcosa di nuovo stasera all’assemblea dei gruppi ne saremo tutti rallegrati’’. I gruppi, infatti, potranno presentare mozioni e lì si vedrà che contenuto avranno. Al termine della capigruppo della Camera viene spiegato che, mercoledì 2 ottobre, Letta darà al parlamento “comunicazioni sulla situazione politica generale” la mattina al Senato e il pomeriggio, alle 16, nell’altro ramo del parlamento. Alla Camera, è il timing deciso, dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio si aprirà un dibattito di due ore.
Tempo prima del voto
I gruppi avranno a disposizione il seguente tempo: Pd 31 minuti; M5s 17 minuti; Pdl 16 minuti; Scelta civica 12 minuti; Sel 12 minuti; Lega 10 minuti, Fdi 10 minuti. Se poi ci sarà un voto di fiducia (presumibilmente su un documento di maggioranza) le operazioni di voto alla Camera dovrebbero concludersi intorno alle 22. Ovviamente, con l’incognita del Senato dove i numeri per il governo Letta sono più risicati. Se il governo dovesse infatti ‘cadere’ a Palazzo Madama, lo scenario cambierebbe.
Ed è per questo motivo che il governo, spiega Franceschini, “ha chiesto che le comunicazioni di Letta si svolgano prima al Senato che alla Camera. Le modalità delle comunicazioni di Letta alle Camere, viene spiegato al termine della capigruppo di Montecitorio, tecnicamente quindi non sono una richiesta di fiducia da parte del governo.
Il premier farà un intervento dopo il quale i gruppi decideranno se presentare un documento che “approva” o “respinge” le comunicazioni del governo. L’incognita politica, che poi in parlamento diventa procedurale, è pertanto capire se mercoledì ci sarà una maggioranza che sarà in grado di presentare una mozione che recepisca le comunicazioni del presidente del Consiglio e sulla quale l’esecutivo potrà poi chiedere la fiducia. A seconda del dibattito, dunque Letta potrebbe anche prendere atto che la maggioranza che lo sostiene non c’è più e salire al Quirinale già dopo l’intervento al Senato. Intanto però anche dal Pd arrivano i primi segnali di nervosismo. “Per trovare una maggioranza al Senato si spera in una spaccatura significativa del Pdl capitanata da Quagliariello, Lorenzin, Cicchitto. Immagino che per fare un accordo costoro chiedano un patto che non preveda elezioni a breve. Così il senatore del Pd Stefano Esposito, vicepresidente della commissione Lavori Pubblici. “Conseguentemente- spiega- un partito composto da persone normali l’8 dicembre non organizza le primarie per eleggere il Segretario ma per individuare il candidato premier in vista delle elezioni. Sarebbe bene cominciare a discutere di questo”.