Chissà se l’improvviso avvicinarsi delle elezioni ha accelerato in qualche modo la pratica, fatto sta che è stato appena pubblicato l’elenco dei giornali che riceveranno l’acconto (50%) del 2021 relativo ai contributi diretti all’editoria.
Finanziamento pubblico ai giornali, l’acconto per il 2021 ammonta a circa 41 milioni di euro
Anticipi che ammontano a circa 41 milioni (vedi tabella alla fine dell’articolo), con cui lo Stato continua a drogare il mercato, sostenendo testate che fanno da house organ di partiti politici, oppure sono semi-clandestine e in ogni caso non starebbero in piedi senza il sussidio pubblico. La finalità nobile di garantire il pluralismo dell’informazione è infatti aggirata da imprese editrici a cui guarda caso va pure stavolta la fetta più grossa dei finanziamenti.
I primi 15 quotidiani ricevono il 59,1% del totale
Come rileva la puntuale newsletter di Data Media Hub – il think tank su editoria e digitale guidato da Pier Luca Santoro – su 114 quotidiani che hanno ricevuto i contributi diretti, i primi 15 (tra cui spiccano Libero, Il Foglio, Il Quotidiano del Sud e Avvenire) ricevono il 59,1% del totale.
Una concentrazione di risorse che stride con quel principio di pluralismo al quale tali contributi sarebbero ispirati. Per non parlare della proprietà di alcuni di questi giornali, che risultano di cooperative di giornalisti mentre l’effettivo controllo è di imprenditori noti, come nel caso del Gruppo Angelucci, editore di Libero, che fa capo ad Antonio Angelucci, deputato di Forza Italia.
E non meno rilevante è la somma versata al Quotidiano del Sud diretto da Roberto Napoletano, condannato per aver gonfiato le copie del Sole 24Ore quando ne era direttore. A tale acconto va aggiunto l’altro 50% (per un totale di 82 milioni) e 60 milioni per la diffusione, mentre alle edicole solo 7,3 milioni.