A leggere i giornaloni pare che i Cinque Stelle non ne azzecchino una. La linea dura sulla regola del tetto dei due mandati tenuta da Beppe Grillo, secondo i media di casa nostra, finisce per tarpare le ali e far fuori quanti nel M5S avevano acquisito competenze e una certa cultura politica e istituzionale.
M5S, Conte ha promesso di trovare le forme e i modi per valorizzare il patrimonio di competenze ed esperienze dei portavoce uscenti
Eppure qualcosa non torna. Quando, infatti, era in corso il dibattito sulla possibilità o meno di deroghe alla regola fioccavano i commenti di opinionisti sulla mancanza di spina dorsale dei Cinque Stelle pronti a derogare ai loro principi e a vendersi in cambio di qualche poltrona. I non più candidabili rimasti a disposizione del partito sono “eroi”, ha spiegato invece il leader del M5S, Giuseppe Conte che ha promesso di trovare le forme e i modi per valorizzare il patrimonio di competenze ed esperienze dei portavoce uscenti.
Ma l’obiettivo della stampa pare essere sempre lo stesso. Rappresentare un Movimento in balia di contraddizioni e litigi. Fino a ieri ancora una volta si parlava di un conflitto in atto tra Grillo e Conte sul simbolo e sulle parlamentarie. “Con Grillo ho un confronto pressoché quotidiano. Lui è in ferie ma i telefonini funzionano. Non c’è nessuna lite, vengono pubblicate notizie false e me lo spiego con una ragione: si ha paura del M5S”, dice Conte.
Secondo la vulgata Grillo vuole che il M5S scelga i candidati con le parlamentarie e si presenti alle elezioni con il suo simbolo così com’è. Conte invece punta a blindare almeno i capilista, e ha valutato di inserire il proprio nome nel logo, per capitalizzare il consenso accumulato da quando andò a Palazzo Chigi. “Il simbolo sarà quello che conosciamo”, taglia corto il leader dei 5S.
A quanto pare tra i due è infatti corso uno scambio dialettico del tutto pacifico sulle regole per le candidature. Più che un confronto a due, in realtà, si tratta di una triangolazione, che oltre al garante e al leader del M5S vede coinvolto anche il Comitato di Garanzia composto da Roberto Fico, Laura Bottici e Virginia Raggi. Nelle prossime ore, dunque, dovrebbero essere rese note le regole di ingaggio per aspiranti deputati e senatori M5S.
L’ipotesi più probabile è una soluzione ibrida tra vecchie e nuove regole. Pare cioè che Grillo sia ora pronto a lasciare a Conte la possibilità di indicare i capilista e a sbottonarsi sul principio di territorialità, vale a dire la vecchia regola grillina per cui ci si candida nelle file del Movimento solo nella propria regione di residenza. Si tratta di una norma – voluta un tempo da Grillo e Casaleggio- che avrebbe messo a rischio la corsa di alcuni dei pochi big rimasti dopo la ‘tagliola’ del doppio mandato: Stefano Patuanelli e Chiara Appendino solo per fare alcuni nomi.
Ebbene, il principio di territorialità dovrebbe essere superato, con il ‘lasciapassare’ del garante. Disco verde di Grillo, salvo ripensamenti dell’ultimo minuto, anche alla possibilità per Conte di indicare i nomi da mettere ai primi posti nei listini proporzionali. Le parlamentarie, dunque, si faranno, ma con il sistema misto chiesto a gran voce dall’ex premier. Non avrebbe bisogno di alcuna deroga invece Alessandro Di Battista, perché la regola dei sei mesi di pre-iscrizione al Movimento (l’ex deputato si è disiscritto) non figura nel nuovo statuto ma nei regolamenti elettorali, dunque è superabile.
Il Movimento appare già immerso in una campagna elettorale in solitaria
Il M5S appare già immerso in una campagna elettorale in solitaria. “Non è nel mio costume fare giochini. Il Pd ha assunto una linea molto chiara, si è accodato a FI e alla Lega. Loro ci volevano fuori, si è confermato che anche il Pd ci vuole fuori. Benissimo, chiederemo agli elettori di darci ancora più forza” e “riserveremo sorprese”, punge Conte.