È sempre più difficile riuscire a trovare una spiaggia libera in Italia. Tra l’aumento dell’erosione costiera che ha travolto circa il 46% delle coste sabbiose (dato triplicato dal 1970), l’impennata delle concessioni balneari e il problema dell’inquinamento delle acque, le spiagge libere stanno diventando sempre più rare.
Lo rivela il report “Spiagge 2022” pubblicato ieri da Legambiente, a pochi giorni dall’approvazione del Ddl Concorrenza. Il provvedimento ha posto fine alla “proroga infinita alle concessioni balneari” e ha fissato l’obbligo di messa in gara a partire dal primo gennaio del 2024. Nel report, l’associazione diretta da Giorgio Zampetti ha posto l’accento sui nodi irrisolti che né il Governo dei Migliori né tantomeno gli esecutivi precedenti sono riusciti a sciogliere.
Si tratta, in particolare, di questioni legate alla quasi inesistente trasparenza in materia di concessioni balneari, ai canoni che continuano a essere in gran parte irrisori, all’incompletezza dei dati catalogati rispetto alle aree demaniali. Altre problematiche riguardano l’impossibilità di consultare un censimento regolare e affidabile delle concessioni e, più in generale, del Demanio marittimo.
Spiagge libere: il primato italiano
Il rapporto di Legambiente ha svelato che in alcune Regioni italiane sono stati registrati record europei per numero di concessioni, pari a 12.166 solo nel 2021. In Liguria, Emilia-Romagna e Campania, ad esempio, quasi il 70% di spiagge è gestito da stabilimenti balneari. Se da un lato l’approvazione del Ddl Concorrenza ha introdotto cambiamenti significative, per Legambiente la strada verso una “gestione delle coste attenta alle questioni ambientali” è ancora lunga e irta di ostacoli.
Le cinque proposte
Pertanto, l’associazione ha presentato contestualmente al report un pacchetto di cinque proposte sul quale la prossima legislatura potrà lavorare per stilare una legge nazionale, garantendo il diritto alla fruizione libera e gratuita delle spiagge e, al contempo, redigere un quadro normativo chiaro basato su “sostenibilità ambientale, innovazione e qualità”.
Rispetto ai cinque pilastri individuati, per l’associazione è fondamentale riuscire ad assicurare la fruizione libera e gratuita delle spiagge, a valorizzare la qualità dell’offerta rispetto alle spiagge in concessione, ripristinare un regime di legalità e a riuscire a bloccare l’uso del cemento che sta compromettendo l’assetto paesaggistico delle coste italiane. Ancora, è fondamentale lavorare alla ridefinizione di una strategia nazionale per ridurre fenomeni di erosione e inquinamento e una strategia per adattare i litorali al cambiamento climatico.
Questi, dunque, i punti cruciali per procedere con i decreti attuativi del Ddl Concorrenza e fare in modo che le prossime procedure di assegnazione delle concessioni siano trasparenti. Il report è stato commentato dal presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, che ha lamentato la mancata volontà della politica italiana di varare iniziative volte a “innovare e riqualificare”.
Esprimendo il suo rammarico per il fallimento in campo ambientale del Governo dei Migliori e il conseguente e inevitabile rinvio del tema alla campagna elettorale che precede la nascita del nuovo esecutivo, Cifani ha rimarcato: “È un peccato che non si sia riusciti a definire le nuove regole in questa legislatura”.