“Il Pd non è di Centrosinistra ma di Centrodestra”, “un partito che fa la guerra e dopo dice di essere progressista, che dice di stare al fianco dei lavoratori ma ignora il salario minimo e che parlano di ambiente e realizza i rigassificatori”. A dirlo, commentando la situazione politica italiana, è il sindacalista e membro dell’esecutivo di Potere al Popolo, Giorgio Cremaschi.
Dopo Bersani anche Fassina ha annunciato che non si ricandiderà perché deluso dalla mancata conferma dell’alleanza progressista. Con queste defezioni, legate alle correnti di sinistra, non crede che il Partito democratico si ritrovi ancor più schiacciato su posizioni di Centrodestra?
“La fermo subito e le chiedo: il Pd le sembra un partito di sinistra? Per me non lo è. Secondo me si tratta di un partito di destra liberale, non molto diverso da quello di Emmanuel Macron in Francia, in contrasto con la destra più reazionaria che in Italia è rappresentata da Giorgia Meloni”.
In queste ore e a seguito di un forte pressing interno, è caduto il veto di Letta su Italia Viva. Sulla carta il fronte largo del Pd potrebbe abbracciare da Calenda a Renzi, passando per Toti, Fratoianni e Di Maio. Tutti leader che hanno manifestato antipatie reciproche e veti incrociati. Crede che una simile coalizione riuscirà a stare in piedi?
“Sì, lo faranno. Questo perché si metteranno d’accordo sulla base di logiche di poltrone tanto il Pd, Renzi e gli altri sono tutti la stessa cosa. Solo nel caso ci fossero differenze politiche allora la convivenza sarebbe impossibile ma le assicuro che non è questo il caso. Non deve trarre in inganno, infatti, il grande teatrino fatto di slogan, finti veti e battibecchi perché quando si tratta di votare la guerra in Ucraina o di andare avanti sulle privatizzazioni, non hanno problemi a votare tutti insieme. Questo fronte largo che è il circo Barnum lo faranno recuperando anche tutti i poltronisti e i trasformisti che affollano il nostro sistema politico. Del resto Letta e il Pd hanno votato la cosa più grave dal 1945 a oggi, ossia l’entrata in guerra mascherata dell’Italia contro la Russia, e crede che si faranno scrupoli a mettere in piedi una simile accozzaglia? Mi creda sono tutti alla ricerca disperata di una poltrona e sono pronti a tutto per ottenerla”.
Intanto fanno discutere le parole di Letta che si è detto certo di poter conquistare i voti degli elettori M5S. Crede che alla luce delle alleanze che il Pd intende stringere e del suo puntare sull’agenda Draghi, indigesta agli attivisti pentastellati, ci riuscirà?
“Dubito che possa riuscirci. Parliamo di un partito che fa la guerra e dopo dice di essere progressista. Lo stesso Pd che dice di stare al fianco dei lavoratori ma che non ha il coraggio di fare il salario minimo perché quello di cui stanno discutendo è letteralmente ridicolo. Parlano di ambiente e fanno i rigassificatori. Raccontano di volere i diritti umani e civili, poi fanno l’accordo per finanziare i tagliagole in Libia”.
Curiosamente il segretario del Pd ha detto che è necessario battere la destra “fascista” e per farlo si deve puntare su alleanze elettorali in cui conteranno relativamente poco i programmi dei diversi partiti. Ma se le cose stanno così, a che pro Letta ha lasciato fuori M5S e altre formazioni di sinistra?
“Sono due Centrodestra che si scontrano, quello a guida Meloni e quello di Letta, nulla di più e nulla di meno. Si tratta di due facce della stessa mediaglia perché entrambe le coalizioni seguono l’agenda Draghi e non hanno nulla a che spartire con altre formazioni. La stessa Giorgia Meloni che si propone come alternativa, ha come alleati due partiti che fanno parte dell’attuale Governo. Tra l’altro da indiscrezioni dei giornali risulta che la Meloni, ciò a riprova di come sia tutta una farsa, avrebbe telefonato al premier per assicurargli continuità in caso di elezione. Glielo ripeto è una colassale finzione perché sono tutti dentro il palazzo e alle dipendenze di Draghi”.
Con questa legge elettorale il Centrodestra rischia di stravincere. Sondaggi alla mano non si può escludere che Meloni & Co possano toccare la fatidica soglia dei 2/3 del Parlamento che li renderebbe capaci di modificare la Costituzione senza difficoltà. Teme una simile eventualità?
“Tendo ad escluderlo. Intanto le faccio notare che i sondaggi lasciano il tempo che trovano perché la Meloni, assieme ai suoi alleati, sarà pure in forte vantaggio ma dovrà comunque conquistare il Paese alle urne. Se anche dovesse farcela, difficilmente riuscirà a modificare la Costituzione senza colpo ferire perché vale il vecchio adagio secondo cui ‘il Centrosinistra si divide prima delle elezioni ma il Centrodestra lo fa sempre dopo le elezioni’. E anche questa volta credo che Meloni, Berlusconi e Salvini andranno incontro a questo destino”.
Nel frattempo Conte guarda a sinistra, ossia all’elettorato dimenticato dalla politica, e apre al ‘campo giusto’ proponendosi come il terzo polo nelle prossime elezioni. Crede che in questo spazio potrà rinascere il Movimento 5 Stelle?
“Questo dialogo lo abbiamo chiesto ma per il momento non abbiamo avuto risposta. Per quanto mi riguarda spero che il Terzo polo possa vedere la luce ma per funzionare deve poggiare su solide basi. Voglio essere chiaro, ci vuole una sinistra che sia per l’uscita unilaterale dell’Italia dalla guerra in Ucraina. Contraria al disegno di legge sul dl concorrenza e contro le privatizzazioni. Che porti avanti il salario minimo ad almeno dieci euro e abolisca il Jobs act. Una forza capace di puntare sull’Ambientalismo dicendo No ai rigassificatori e alle Grandi opere che tanti danni hanno causato. Ma anche capace di far affermare, per tutti, i diritti civili. Se Conte porterà avanti questi punti potrà far parte di quest’area in cui ci siamo anche noi che con De Magistris stiamo costruendo l’Unione popolare. Noi che, vorrei ricordarlo, siamo gli unici che, pur avendo un gruppo in Parlamento, dovremo raccogliere 40mila firme entro il 20 agosto perché non rientriamo nella leggina che le altre forze politiche si sono fatte per salvare i vari Lupi, Di Maio & Co”.