C’è un’antica scultura che spiega il senso di questa chiacchierata con professor Sabino Cassese, che sarà disponibile da stasera sul sito e sulle pagine Social de La Notizia, nella nuova rubrica Momento Sabbatico.
Per la rubrica “Momento Sabbatico” oggi Virginia Saba intervista l’ex giudice costituzionale Sabino Cassese
Il senso della chiacchierata, si diceva, è il Discobolo che l’artista Mirone realizzò tra il 450 e 455 a.C per immortalare quel quattordicesimo di secondo nel quale il lanciatore del disco trasforma la sua energia in azione. è a dire il vero un istante invisibile all’occhio umano. Ed è per questo che Mirone, quando si sedeva sugli spalti per assistere alle gare, teneva gli occhi chiusi suscitando l’ironia in chi lo osservava.
Provate a immaginare la scena. Andava a vedere le gare e chiudeva gli occhi. Pensavano fosse pazzo. Ma fu solo così che colse il momento più magico dell’esistenza, ovvero l’istante esatto nel quale ogni cosa diventa ciò che è. Se è vero che tutti dovremmo cogliere quel momento invisibile in cui possiamo trasformare in realtà la nostra volontà, la verità è che spesso ci accontentiamo di ciò che la vita ci propone rinunciando a ciò che siamo, ai nostri sogni, ai nostri talenti. Il professor Sabino Cassese è un “attivatore” di questo processo.
Oggi potremmo dire un “mentore”. “Mi fa pensare al termine tedesco “beruf”, la parola che utilizzò Lutero nella sua traduzione della Bibbia e che, come ricorda il mio amico Adriano Prosperi nella sua opera dedicata al teologo della Riforma, indica proprio il concetto di missione da compiere”, spiega Cassese. “La scienza e la politica ad esempio sono, secondo il sociologo Max Weber, le prime nostre missioni. E anche se beruf ha un origine giuridica e amministrativa, significa per lo più “vocazione”, come quella di San Paolo che troviamo nella Prima Lettera ai Corinzi”. Paolo diventa San Paolo perché si trasforma esattamente in ciò che ha sperimentato. Diventa La Parola, diventa la fede, azione concreta: è come il Discobolo di Mirone.
Professore, giudice emerito della Corte Costituzionale, intellettuale e punto di riferimento della cultura italiana e del diritto, Sabino Cassese è ancor di più il Maestro al quale abbiamo chiesto di dare via a questa serie di chiacchierate filosofiche che, per stare in tema di “beruf”, hanno intenzione innanzitutto di mettere le nostre passioni e virtù in fila una dopo l’altra, perché, diceva il filosofo Friedrich Nietzsche, sommandole riusciamo a capire davvero chi siamo.
Il vero peccato è vivere senza più sapere cosa ci piace. “E quello che lei chiama “Momento Sabbatico” per me non è un momento, ma è tutta la vita. Con i miei studenti ho cercato sempre di movere e delectare, cioè di stimolare i loro interessi affinché perseguissero la loro strada. Credo da sempre che la mia missione sia questa. Far porre loro delle domande e spingere loro a cercare delle risposte”.
Mettendo in fila le passioni del professore, che di alunni speciali, o meglio “figli” ne ha avuti “almeno un centinaio” (Vi consiglio l’opera della mia cara e bravissima amica Françoise Waquet, Les enfants de Socrate) troviamo ad esempio il libro che più ha amato, La montagna incantata di Thomas Mann (“Sarebbe più corretto dire “Montagna magica”…”), “ma anche un’opera d’arte molto particolare che ho visto una sola volta, La pietra serena di Afro”. E soprattutto “Bach le sue Variazioni Goldberg”, che secondo alcuni avevano il misterioso potere di far rilassare l’animo di un conte che non riusciva a dormire.
“Goethe diceva che la musica di Bach è il dialogo di Dio con se stesso prima della Creazione. Provi a immaginare. Tra l’altro queste più che Variazioni sono Metamorfosi, come quelle di Ovidio. Su un unico tema musicale si può costruire all’infinito. Ci pensa? Esattamente come hanno fatto tanti scrittori. Penso a Thomas Mann in Giuseppe e i suoi fratelli che prendendo spunto dalla Bibbia inventa ciò che non c’è scritto”.
Come il Copia ed Varietas di Leon Battista Alberti o le tre Città ideali del mondo dell’arte. “Ma soprattutto le Variazioni sono una sintesi di tutta la storia della musica. Anche del futuro che lui non visse. Bach era avanti. E pensava che la musica avesse una funzione precisa. Era il suo “beruf”, dare agli altri il meglio che aveva compreso”.
Basta la bellezza di ciò che si ama per essere felici? “Dovrei chiederlo al mio amico Emanuele Felice che ha scritto “Storia economica della felicità” e che della felicità sa tutto. Controllare le passioni con la ragione? Complesso. Ma intanto, se le va, ascolti Im wunderschönen Monat Mai, Nel meraviglioso mese di maggio”. Una poesia d’amore di Heinrich Heine che diventa musica con Schumann. Che vuole più di così?”.