Dal Cremlino alle alleanze. Altre Fake news contro il M5S

Due giorni fa il tema era la rottura tra Conte e Grillo sul doppio mandato, ieri la presunta riapertura del presidente del M5S al Pd.

Due giorni fa il tema era la rottura tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo sul tetto al doppio mandato, ieri invece è stata la presunta riapertura del presidente del M5S al Pd. Ogni giorno, insomma, ce n’è una per parlare dei pentastellati e dar loro contro.

Due giorni fa il tema era la rottura tra Conte e Grillo sul doppio mandato, ieri la presunta riapertura del presidente del M5S al Pd

Per un motivo o per un altro. Asfaltando – o, meglio, provando ad asfaltare – la posizione alternativa del Movimento tanto alla destra quanto alla coalizione draghiana. Anche perché, sulla presunta riapertura di Conte a Enrico Letta, sarebbe bastato leggere le dichiarazioni rese dall’ex presidente del Consiglio a Tpi per capire che non ha mai aperto in maniera così eclatante. Anzi, non ha mai aperto in vista di questa campagna elettorale.

Eppure i titoloni dei giornali di ieri lasciavano trasparire proprio questo. E allora dov’è la verità? Il discorso è decisamente diverso rispetto a quello offerto dai media. Nell’intervista Conte, tra le altre cose, ha parlato di “colpo di pistola” premuto dai dem che ha “scatenato la crisi”. Altro che apertura, dunque. Al di là di questo il leader pentastellato ha invece detto che “un dialogo col Pd non lo escludiamo”, sottolineando però che “ci saranno le premesse solo se il Pd vorrà schierarsi a favore dei più deboli, del lavoro, dei più giovani, delle donne”.

Temi che al momento di fatto non appaertengono – checché ne dicano i vari dirigenti democratici – all’agenda programmatica della coalizione draghiana. Tanto che lo stesso Movimento ha immediatamente precisato che le parole del presidente M5S non significano che “riapre alla possibilità di una alleanza col Pd in questa campagna elettorale”: Conte, spiegano ancora le fonti pentastellate, “ha voluto semplicemente chiarire che in prospettiva futura ci potranno essere le premesse per un dialogo solo se il Pd abbandonerà l’agenda Draghi e sposerà un’agenda autenticamente sociale ed ecologica”.

Insomma, l’ennesimo polverone per nulla, costruito su dichiarazioni travisate, danto alle parole un significato destabilizzante per la campagna elettorale del Movimento e, soprattutto, per i tanti attivisti che si sono riavvicinati ai Cinque stelle proprio per questo suo “ritorno” alle origini. Il dubbio, spiegano ancora fonti interne, è che “si vuole ad ogni costo smontare la posizione alternativa a tutto e tutti del M5S. A qualcuno si vede che dà fastidio”.

Per colpire Conte si usano anche i legami con Mosca imputati alla Lega

Non bisogna trascurare, peraltro, che sempre nella giornata di ieri sonon state diffuse, questa volta dai politici, altre verità costruire. O, per meglio dire, fake news. La notizia originaria riguardava i presunti contatti tra Lega e il cerchio russo che ruota attorno a Vladimir Putin (leggi articolo).

Ebbene, senza che ci fosse alcun appiglio o senza che ci fosse la minima traccia per stabilire altri presunti legami, ecco che d’emblée anche il Movimento da qualcuno è stato tirato dentro al discorso. Per il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, se i rapporti di Salvini con la Russia sono “una questione molto preoccupante”, la notizia “fa il paio con l’endorsement dell’ambasciatore russo a Roma Razov sulla bozza di risoluzione del partito di Conte sulla questione ucraina”.

Uguale ragionamento è stato fatto, in maniera altrettanto campata per aria, anche da Manlio Di Stefano, anche lui ex cinque stelle. Certo, è molto triste che queste parole provengano da un ministro e da un sottosegretario. Ma, come spesso accade, i peggiori nemici sono gli ex amici.