Candidati e alleanze da definire, programmi da sbandierare. I partiti sono già in fibrillazione per una campagna elettorale che il capo dello Stato prevede “acuta e dialettica”. Ma se sui candidati e sulle alleanze si naviga ancora a vista, i programmi in vista delle elezioni in realtà sono già ben definiti.
Sui candidati e sulle alleanze si naviga ancora a vista, ma i programmi in vista delle elezioni sono già ben definiti
Pd e buona parte dei centristi, da Luigi Di Maio a Matteo Renzi passando per Carlo Calenda, spiegano che sarà l’agenda Draghi – che loro intendono far propria anche se ancora non hanno sciolto il rebus sulle alleanze – a fare da discrimine nel confronto tra le varie forze in campo. Allora iniziamo da qui. La sfida lanciata dal premier ai partiti al Senato partiva proprio dalla ricostruzione di un patto di cui Mario Draghi si sarebbe fatto garante.
Il Pnrr e le riforme
Si inizia dal Pnrr. Che significa sostanzialmente riforme: i decreti delegati della riforma del codice degli appalti (“Dobbiamo tenere le mafie lontane dal Pnrr”); ddl concorrenza; investimenti in infrastrutture per le ferrovie, la banda larga, gli asili e quelli immateriali contro la “burocrazia inutile” a vantaggio degli enti locali. Per quanto riguarda la concorrenza per Draghi all’interno dovrebbero trovare spazio le liberalizzazioni per taxi e concessioni balneari, anche se il suo Governo ha fallito l’obiettivo.
Salario minimo, riforma fiscale e delle pensioni
Poi c’è la riforma fiscale. Con il taglio del cuneo fiscale, la riduzione delle aliquote Irpef a partire dai redditi medio-bassi, il superamento dell’Irap e la razionalizzazione dell’Iva. E ancora: riforma della riscossione. In tema di welfare abbiamo la previdenza. Per Draghi c’è bisogno di una riforma delle pensioni che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita in un impianto sostenibile, ancorato saldamente al sistema contributivo. Il riferimento al salario minimo va nella direzione indicata dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando.
Ovvero rimanda alla contrattazione collettiva senza indicare una soglia minima oraria salariale per legge. Il reddito di cittadinanza, poi, va mantenuto ma “migliorato”, vale a dire modificato “per favorire chi ha più bisogno e ridurre gli effetti negativi sul mercato del lavoro”. E poi ci sono i temi ambientali. Si parte dal Superbonus. Se fosse per Draghi potrebbe sparire, benché abbia prodotto crescita e occupazione.
La guerra in Ucraina e la crisi energetica
La crisi in Ucraina ha anche un risvolto di politica energetica. Obiettivo imprescindibile del premier è andare avanti con le politiche volte a ridurre le importazioni di gas russo Quindi: diversificazione delle fonti, spinta sulle rinnovabili e infrastrutture. A tal proposito, nel programma spicca l’istallazione dei due rigassificatori a Ravenna e Piombino.
A livello europeo la linea è di continuare a battersi per un tetto al prezzo del gas russo e per la riforma del mercato elettrico. Tra gli altri impegni la riforma del sistema dei medici di base e la discussione per il riconoscimento di forme di autonomia differenziata.
E infine la politica estera. Draghi ha rivendicato il posizionamento dell’Italia in Europa e nella Nato, ribadendo l’impegno per la pace ma anche la volontà di sostenere in ogni modo Kiev. Perché, “come ha ripetuto il presidente Zelensky, armare l’Ucraina – ha spiegato – è il solo modo per permettere agli ucraini di difendersi”.
Il programma del M5S sta tutto nei 9 punti di Conte
Dall’altra parte della barricata si posiziona il programma dei Cinque Stelle. Che sta tutto nei 9 punti che il leader Giuseppe Conte aveva consegnato al premier. Un’agenda fortemente centrata sul welfare, sulla salvaguardia dell’ambiente e sul supporto alle imprese e alle famiglie. In materia di welfare si riafferma la centralità del Reddito di cittadinanza, con l’apertura a valutare soluzioni utili a migliorare il sistema delle politiche attive.
E poi il salario minimo, con la necessità di introdurre una soglia di dignità nelle retribuzioni indicata in 9 euro l’ora, sotto la quale non si potrebbe andare. Stop alla precarietà con il ripristino del decreto Dignità che i Migliori hanno sospeso. E ancora: un piano poderoso, eventualmente anche facendo ricorso allo scostamento di bilancio che Draghi ha sempre escluso, a favore di famiglie e imprese. Con interventi strutturali contro il caro energia, come il taglio del cuneo fiscale, che consentano un recupero della perdita di potere d’acquisto salariale e che mettano la parola fine alla politica dei bonus spot.
Superbonus e Cashback fiscale
Forte spinta alla transizione ecologica e alla tutela dell’ambiente, a partire dal no a nuove trivelle e allo sprint sulle fonti rinnovabili. E poi Superbonus 110%, che ha fatto da volano all’economia del Paese e ha spinto sulla transizione green, con la necessità di sbloccare le cessioni per consentire il completamento dei lavori. E ancora: cashback fiscale che, introdotto dal Governo Conte, ha permesso di contrastare l’economia sommersa. E rateizzazione delle cartelle esattoriali per ridare fiato ai contribuenti vista la recrudescenza della crisi economica. E, infine, un Governo che rispetti il Parlamento.
Agli antipodi le proposte del centrodestra. Berlusconi riparte dalle pensioni
Agli antipodi di quanti vogliono raccogliere il testimone dell’agenda Draghi e del programma a difesa del welfare e dell’ambiente del Movimento si colloca l’Italia del centrodestra. Ieri, in grande spolvero, il leader azzurro ha annunciato che la coalizione di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, si presenterà con un programma comune di cui Silvio Berlusconi ha fornito succose anticipazioni. Tra cui spiccano l’aumento di tutte le pensioni a 1000 euro al mese per 13 mensilità e l’impegno a piantare ogni anno un milione di alberi su tutto il territorio nazionale.
Berlusconi ha parlato di un programma che si articola in 8 punti fondamentali: “Meno tasse, meno burocrazia, meno processi, più sicurezza, per i giovani, per gli anziani, per l’ambiente e poi la nostra politica estera”. Un programma che si basa sulla “nostra tradizionale lotta alle tre oppressioni: quella fiscale, quella burocratica e quella giudiziaria”.
Di certo, al di là dei singoli cavalli di battaglia dei tre partiti del centrodestra, sicuramente si possono individuare punti programmatici comuni ai tre leader. Uno sicuramente riguarda la volontà di smantellare quel poco di welfare che esiste nel Paese. Addio al reddito di cittadinanza, dunque, e nessuna speranza sul salario minimo. Nessun passo in avanti sui temi etici, dallo ius scholae al fine vita.
Salvini e Meloni parlano di condoni e flat tax
Sull’economia la pace fiscale invocata da Matteo Salvini si traduce in nuovi condoni mentre la vera rivoluzione di Giorgia Meloni, il cui partito dovrebbe risultare primo della coalizione se non d’Italia, è la flat tax incrementale al 15% per tutti, lavoratori autonomi e dipendenti (privato e pubblico). In sostanza, si pagherebbe solo il 15% di tasse sulla parte di reddito eccedente e guadagnata in più rispetto all’anno precedente.
E poi c’è il capitolo immigrazione, caro tanto alla Meloni quanto alla Lega, col pugno duro sugli sbarchi e il controllo rigido dei confini. Difesa delle rendite di posizione, dai taxi ai balneari. E se la giustizia rimane un nervo scoperto di Berlusconi, sul fronte delle riforme costituzionali la Lega insiste con le autonomie regionali e la Meloni batte sul presidenzialismo, ovvero l’elezione diretta del presidente della Repubblica.
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