Una risposta moderna alle esigenze dei professionisti e dei loro dipendenti. Esigenze che stanno cambiano velocemente, insieme a tutto i mercato del lavoro. Il nuovo Contratto collettivo nazionale per gli studi professionali firmato dalle organizzazioni autonome Cifa e Confsal segna infatti una virata senza precedenti verso quel rapporto di lavoro di qualità che oggi è la precondizione per attrarre chi cerca occupazione. E di cui il presidente di Unpi Cifa – Unione Nazionale Professionisti Italiani – Salvatore Vigorini spiega a La Notizia le caratteristiche fondamentali.
“Abbiamo basato questo Ccnl – dice Vigorini – su pilastri diversi da quelli tradizionali per cui tante ore si sta in ufficio tanto si guadagna. La pandemia e lo smart working hanno mostrato che quella strada è superata. Così abbiamo puntato essenzialmente su un nuovo sistema di classificazione del personale, sull’innalzamento delle competenze, su una nuova articolazione dell’orario di lavoro e su una strutturata bilateralità da intendersi, quest’ultima, come l’ambito privilegiato per promuovere azioni positive in materia di welfare, formazione e di sostegno al reddito”.
Oggi c’è un forte dibattito su Salario minimo e contrattazione di qualità pure dal punto di vista dei lavoratori.
“Senz’altro, e sia Cifa che Confsal si sono sempre distinte per la serietà rispetto alle scorciatoie del dumping contrattuale. Quello del lavoro povero è un problema che alla lunga non porta vantaggi a nessuno. É invece valorizzando le competenze che si crea valore per tutti, e Unpi Cifa con il Ccnl per gli studi professionali oggi of fre uno strumento efficace per molti aspetti, a partire dalla gratificazione del lavoratore, che vede riconosciuto il suo saper fare”.
E questo chi lo stabilisce?
“Il Ccnl introduce in via sperimentale un sistema di riconoscimento, validazione e certificazione delle competenze ai fini contrattuali, utilizzabile per il riconoscimento dell’istituto dello scatto di competenza. E poi altri istituti ancora, come l’inserimento del lavoratore in progetti formativi biennali di Onboarding e di Re-employment che prevedono il ricorso allo strumento della job rotation; la regolamentazione del lavoro agile secondo quanto stabilito dall’Accordo interconfederale sottoscritto nel febbraio 2021”.
Oggi tra le priorità dei lavoratori c’è la possibilità di gestire con più autonomia il proprio tempo.
“In questo senso c’è una nuova articolazione dell’orario di lavoro e il potenziamento della Banca delle Ore per favorire la flessibilità lavorativa. Per capirci meglio: alcune attività che tradizionalmente si svolgono tra le 9 e le 18 possono essere gestite in un arco di tempo più lungo, consentendo al lavoratore di gestire meglio la propria giornata. E con la job rotation, cioè la possibilità di conoscere e fare più cose nel proprio ambito di lavoro, il conseguente accrescimento delle competenze apporterà un valore riscontrabile nel premio di performance”.
Questo modello contrattuale quanto è esportabile in altri comparti?
“Molto, e già trova riscontri nella metalmeccanica, nel turismo e commercio, nelle attività alimentari, nei laboratori di analisi e soprattutto nelle aziende Ict, cioè l’informatica e telecomunicazioni che costituiscono uno dei settori maggiormente in evoluzione. Qui siamo stati pionieri, comprendendo per primi che le manzioni tipiche degli anni ‘70 non solo erano superate, ma diventavano un freno di fronte alla digitalizzazione e alla trasformazione del rapporto con i clienti. Con i soggetti bilaterali e i fondi sanitari e previdenziali, come Fonarcom, insieme a una rappresentatività sindacale di qualità, la contrattazione può aprire le strade nuove che servono al mercato del lavoro”.