Se è vero, come sembra, che un’altra ventina di deputati M5S, in dissenso con la linea del leader Giuseppe Conte, sarebbe pronta a traslocare nel gruppo di Luigi Di Maio, la crisi potrebbe risolversi da sé.
Draghi, anche con un’ulteriore “scissione” dei 5S, godrebbe di una maggioranza bulgara di fronte alla quale per il premier sarebbe incomprensibile sfilarsi
Mario Draghi, che ha deciso di rassegnare le dimissioni da presidente del Consiglio pur avendo la fiducia (a maggioranza assoluta) di entrambe le Camere (a proposito, ci sono precedenti?), con un’ulteriore “scissione” dei Cinque Stelle, godrebbe di una maggioranza pur sempre bulgara di fronte alla quale per il premier sarebbe incomprensibile sfilarsi.
A maggior ragione di fronte al pressing degli Stati Uniti, delle massime istituzioni Ue, delle cancellerie europee, delle associazioni di categoria (da Confindustria ai sindacati) e perfino della Chiesa, senza contare ovviamente la moral suasion del Quirinale, tutti in processione a pregare San Mario di restare.
Il veto di Lega e Forza Italia contro il Movimento cinque stelle
Considerato poi che Forza Italia e Lega hanno posto il veto sui Cinque Stelle come condizione per continuare a sostenere il governo dei Migliori, un (improbabile) ripensamento di Conte renderebbe comunque impossibile la prosecuzione del governo Draghi.
Ciò detto si possono anche addossare tutte le colpe della crisi a Conte e al suo Movimento, ma se questo è il quadro, è ormai chiaro pure ai muri che se mercoledì decidesse di confermare le sue dimissioni, l’unico impedimento alla prosecuzione del governo Draghi sarebbe lo stesso Draghi. Tutto il resto è fuffa.