Scocca il giorno 137 e di una tregua tra Russia e Ucraina non si vede neanche l’ombra, men che meno della pace. Anzi. “La Russia ha cercato in tutti i modi di interrompere gli interventi del presidente dell’Ucraina ai popoli e ai parlamenti dei paesi europei, ma ha perso la sua influenza nell’Unione europea” ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo discorso al Parlamento sloveno.
Per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la Russia ha ormai perso la sua influenza nell’Unione europea
“A Mosca capiscono che non hanno nulla per opporsi alla fiducia tra il popolo ucraino e l’Europa e a tale attività di comunicazione. Pertanto, hanno minacciato gli europei, hanno manipolato coloro che dipendono da loro”. C’è da dire però che l’attività diplomatica al momento non ha portato alcun risultato. Ne è riprova anche la riunione dei ministri degli Esteri del G20 in Indonesia.
“Non vi è stata unità, non si è trovata una posizione comune sulla guerra in Ucraina e su come affrontare le conseguenze del conflitto a livello mondiale”, scrive l’Associated Press. Secondo diversi diplomatici presenti, il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha abbandonato la sala quando la sua omologa tedesca, Annalena Baerbock, ha criticato Mosca per l’invasione dell’Ucraina.
A quanto pare, il capo della diplomazia russa ha fatto lo stesso poco prima dell’intervento da remoto del ministro degli esteri ucraino, Dmytro Kuleba, e quando il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha a sua volta condannato Mosca. Dall’altro lato c’è da dire che la prospettiva di allargamento della Nato a Svezia e Finlandia rasserena Kiev.
“Non è una comprensione superficiale – ha detto Zelensky – ma profonda dei rischi per questi paesi a causa dell’atteggiamento aggressivo della Russia nei confronti dei paesi sovrani. Ecco perché sosteniamo pienamente la loro adesione. Il mondo intero sta aiutando l’Ucraina, alcuni fornendo aiuti umanitari, alcuni aiuti finanziari o militari, entrambe le Camere degli Stati Uniti ci sostengono”.
Secondo il leader ucraino il mondo sta facendo molto, ma “l’Ucraina avrebbe potuto essere accettata come membro della Nato. Sarebbe stato molto più semplice”. Kiev inoltre non è disposta a cedere nessuna delle sue terre alla Russia, ha poi promesso: “Gli ucraini non sono pronti a dare via la loro terra, ad accettare che questi territori appartengano alla Russia. Questa è la nostra terra”, ha ribadito Zelensky.
Nuovi attacchi missilistici a Kharkiv. Putin irride le sanzioni Ue: “Hanno causato più danni a loro”
Certo è che Vladimir Putin non vede di buon occhio il continuo inasprimento delle sanzioni nei confronti della Russia ed ha messo in guardia: potrebbero portare a conseguenze catastrofiche sul mercato dei prezzi dell’energia. “Sappiamo che gli europei stanno cercando di sostituire le risorse energetiche russe”, ha detto Putin. “Tuttavia, prevediamo che il risultato di tali azioni sia un aumento dei prezzi del gas sul mercato spot e un aumento del costo delle risorse energetiche per i consumatori finali”. E ha ricordato ancora una volta che “le sanzioni alla Russia causano molti più danni ai Paesi che le impongono”.
C’è da dire che l’Europa è alla canna del gas. Da lunedì, infatti, chiude il gasdotto Nord Stream che rappresenta la principale via di passaggio del metano in arrivo dalla Russia. Ufficialmente si tratta di uno stop di dieci giorni per effettuare dei lavori di manutenzione. Ma a Berlino sono molti a credere che non riaprirà più, almeno fino a quando non sarà finita la guerra in Ucraina. Un dubbio che, con il passare delle ore diventa quasi certezza.
Lo stop, infatti, è stato causato dal guasto ad una turbina di costruzione tedesca che, tuttavia la Siemens realizza in Canada. Ovviamente il presidente Trudeau ha bloccato l’esportazione dei ricambi per via delle sanzioni. Il blocco è difficilmente aggirabile. L’eventuale triangolazione con un Paese che non adotta le sanzioni dovrebbe essere autorizzato dal quartier generale dalla Siemens. Improponibile. A meno di non dimostrare che la turbina serve alla Germania e non alla Russia. Ma si tratta di una via d’uscita molto impervia che nessuno intende percorrere. Per cui tutto lascia pensare che lo stop sarà definitivo e di durata imprevedibile.
Come se non bastasse Putin non gradisce la continua richiesta di armi da parte dell’Ucraina. “Se il flusso delle armi occidentali viene organizzato in un modo tale che mette a repentaglio la nostra situazione strategica, la nostra difesa, allora prenderemo serie misure”: ha detto l’ambasciatore russo nel Regno Unito, Andrei Kelin. “Libereremo tutto il Donbass ed è improbabile che ci ritireremo dal Sud dell’Ucraina”, aggiunge il diplomatico assicurando che “se l’Occidente continua a imporre sanzioni, la Russia farà una grande virata verso la Cina e l’Oriente”.
Intanto sul fronte si continua a combattere. “L’Ucraina sta sanguinando”. “Nel corso della notte, la città di Kharkiv è stata nuovamente colpita da un pesante attacco missilistico. Anche la nostra regione di Odessa è stata attaccata con i missili, e sono stati deliberatamente distrutti i magazzini dove era stoccato il grano in grado di sfamare milioni di bisognosi”, racconta l’arcivescovo di Kiev Sviatoslav Shevchuk.
Il nemico ha “di nuovo cercato di avanzare, di fare assalto alle nostre città e villaggi che si trovano al confine tra le regioni di Donetsk e Luhansk. Gli epicentri dello scontro armato ancora una volta sono state le città di Slavyansk, Kramatorsk, Bakhmut, le città gravemente ferite già nel 2014”, aggiunge il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina. Morte e distruzione da cui il paese invaso non si riprenderà facilmente. “Per ricostruire la regione dopo la guerra ci vogliono 10 anni. Ad ora è impossibile calcolare il numero dei danni. L’80% degli edifici dovranno essere abbattuti”. Ad affermarlo su Telegram è Serhii Haidai, il governatore della regione di Luhansk.