Sulla riforma del sistema elettorale si riaccende il dibattito, in modo puntuale, a ogni fine legislatura. A maggior ragione ora, sembra risorgere la volontà di tornare al proporzionale, in una fase in cui monta la tensione nella maggioranza e le coalizioni appaiono sempre più litigiose.
Sulla riforma della legge elettorale si riaccende il dibattito e risorgere la volontà di tornare al proporzionale.
“Il Rosatellum non è il miglior sistema possibile, indubbiamente, ma se il discorso si apre per portarci al proporzionale mi tengo il Rosatellum”, ha però detto la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, gelando i propositi di un passaggio al proporzionale arrivati negli ultimi giorni dal centrosinistra, sponda Pd.
Enrico Letta, in realtà, pur bollando come il “peggiore possibile” l’attuale sistema di voto finora non si è sbilanciato apertamente segnalando una preferenza tra sistema maggioritario o proporzionale. Ma i dem sono in fermento. E puntano comunque sul fatto che Meloni abbia dimostrato maggiore disponibilità a rivedere il sistema di voto rispetto agli alleati della Lega.
L’ultima proposta su cui dal Pd si è cominciato a sondare gli umori del centrodestra è un sistema proporzionale ma con un premio di governabilità alla coalizione che supera una certa soglia, per esempio il 40%; un modello in cui i partiti, pur coalizzati, non debbano litigare per l’assegnazione dei collegi uninominali, ma in cui pur presentandosi in coalizione ognuno faccia corsa a sé.
Il modello ricalca il sistema elettorale della Regione Toscana con il premio a chi supera il 40% (ma il Toscanellum ha anche il secondo turno che il centrodestra non vuole) e soprattutto ricalca una vecchia proposta di Ignazio La Russa. L’ipotesi a cui lavora il Pd affronta il punto debole del Rosatellum agli occhi dei sostenitori del maggioritario: le liti a cui andrebbero incontro i partiti di una coalizione nella suddivisione dei collegi uninominali.
Nei due schieramenti la proposta convince in parte. Nelle regioni del Nord il centrodestra ha fatto il pieno nelle ultime elezioni e non vorrebbe veder modificato il sistema elettorale. Stessa cosa nelle regioni dove il Pd è forza principale, come in Emilia-Romagna e in Toscana. Nell’ultima proposta del Nazareno tutti i partiti si presenterebbero con le proprie liste agli elettori chiedendo il voto, poi il premio verrebbe assegnato alla coalizione di liste che supera la soglia. Per certi versi sarebbe un ritorno alla legge Calderoli, ma superando i rilievi che la Consulta fece al “Porcellum”.
Altro dettaglio non indifferente è la soglia di sbarramento per accedere al riparto dei seggi (3% come nel Rosatellum o 4%, ma non più bassa) e soprattutto la decisione se i partiti che non raggiungono tale soglia concorrano o meno al raggiungimento del quorum con cui la coalizione ottiene il premio.
Infine c’è il tema delle preferenze, con l’ipotesi del solo capolista bloccato, secondo quanto ipotizzato anni fa dallo stesso La Russa. Ma bisogna infine capire quanto questa proposta dei dem possa andar bene al M5S, che sarebbe costretto ad alleanze prima del voto. Il Pd ha già avvertito che se i pentastellati romperanno col Governo ognuno andrà alle elezioni da solo.
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