Mimmo Lucano cosa fa oggi e perché la Corte riapre istruttoria sul caso Riace?

Mimmo Lucano combatte ancora per il suo modello Riace. Lo fa però ancora dalle aule di tribunale, che sono speranze per ripulire tutto.

Mimmo Lucano cosa fa oggi e perché la Corte riapre istruttoria sul caso Riace?

Mimmo Lucano oggi combatte ancora per il modello Riace, anche se lo fa nelle aule di tribunale e in silenzio. Ci sono i suoi avvocati che combattono per lui affinché sia ripulito quel progetto che dava valore all’Italia e speranza ai migranti.

Mimmo Lucano cosa fa oggi

Mimmo Lucano è l’ex sindaco di Riace, la cui storia e il processo poi hanno fatto il giro del mondo. Oggi si parla sia di modello Riace ma anche del processo che vede lo stesso ex sindaco coinvolto. “Pensavo di contribuire al riscatto della mia terra da un’immagine negativa. È una cosa pesantissima. Non so se per i delitti di mafia ci sono sentenze simili”, così Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, ha commentato la sentenza che lo condanna a 13 anni e due mesi di reclusione.

L’ex sindaco di Riace era accusato insieme ad altre 26 persone, a vario titolo, di associazione a delinquere, abuso d’ufficio, truffa aggravata, turbativa d’asta, concussione oltre che favoreggiamento dell’immigrazione clandestina finalizzato ad attrarre un illecito profitto derivante dalla gestione dei progetti legati all’accoglienza dei migranti.

A marzo 2016 il nome di Mimmo Lucano finisce nella lista dei 50 leader più influenti al mondo stilata dalla rivista Fortune. Il 2 ottobre 2018 Mimmo Lucano viene arrestato. Il 9 ottobre arriva il provvedimento sottoscritto da Salvini per “l’applicazione di 34 punti di penalità” e la conseguente “revoca dei benefici accordati al Comune di Riace nel 2016, consistenti in un finanziamento annuale di circa due milioni di euro per un progetto triennale che prevedeva l’accoglienza di 165 immigrati”. Oggi, Mimmo Lucano combatte nelle aule di tribunale per il suo progetto che non è ancora morto.

Perché la Corte riapre istruttoria sul caso Riace?

Al processo d’Appello chiamato a riesaminare il caso, la Corte ha disposto la riapertura dell’istruttoria e l’acquisizione di un’intercettazione ambientale che potrebbe cambiare tutto. In particolare, al termine del processo di primo grado, lo scorso settembre Lucano era stato giudicato colpevole di associazione a delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio. Dopo la relazione dei giudici a latere sulla sentenza del Tribunale di Locri e sui ricorsi delle difese di Lucano e degli altri 17 imputati, la Corte d’Appello di Reggio Calabria presieduta dal giudice Giancarlo Bianchi ha accolto la richiesta degli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Pisapia, difensori dell’ex sindaco. In totale ci sarebbero quattro intercettazioni trascritte male, una totalmente mancante, oltre ad un documento che avrebbe smentito un’ipotesi di peculato e che per il Tribunale di Locri non era stato allegato dalla difesa e che invece era lì, come dimostrato dagli atti depositati alla Corte d’Appello di Reggio Calabria, come riferisce oggi Il Dubbio.

Al centro dell’istruttoria riaperta una intercettazione avvenuta il 20 luglio 2017 quando ancora non era stato notificato l’avviso di garanzia all’ex sindaco che non poteva nemmeno immaginare il suo arresto nell’ottobre 2018. A parlare con Lucano, quel giorno c’era l’ispettore della prefettura Salvatore Del Giglio, mandato a Riace per redigere una delle tante relazioni sulla gestione dei migranti. Il processo di secondo grado riprenderà il prossimo 26 ottobre quando i giudici chiuderanno l’istruttoria dibattimentale.

 

 

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