“Prendere o lasciare”. Enrico Letta, con il consenso del Quirinale, lancia l’aut aut al Pdl. Il premier potrebbe presentarsi alle Camere tra lunedì o martedì e chiedere un voto di fiducia. Una richiesta di chiarimento che Napolitano ha condiviso.
Si è appena concluso il colloquio tra il presidente del Consiglio, Enrico Letta e il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Il premier nel pomeriggio ha incontrato anche il vicepremier Angelino Alfano, il segretario del Pd, Guglielmo Epifani e Gianni Letta. In tanto il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, ha riunito lo stato maggiore del partito a palazzo Grazioli. Presenti, tra gli altri, i capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Renato Schifani.
Al centro del colloquio tra Letta e Napolitano la situazione politica creatasi dopo l’annuncio di dimissioni da parte dei parlamentari del Pdl se la giunta per le Elezioni e l’aula del Senato voteranno la decadenza di Berlusconi da senatore. Ieri da New York il premier aveva definito “un’umiliazione per il Paese” l’iniziativa dei deputati e dei senatori del Pdl, rimarcando la necessità di “un chiarimento” politico immediato, prima della discussione della legge di stabilità.
In mattinata, il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, al termine di un evento alla Bocconi, conversando con i cronisti ha spiegato che “l’ottimismo come non pessimismo è giusto, ma come ingenuità no”, lasciando intendere di essere preoccupato per la situazione politica.
Giovanardi (Pdl): non firmo la lettera di dimissioni
“Se il 4 ottobre il Pd si renderà complice di questa mascalzonata è evidente che verranno meno le condizioni per continuare una alleanza di Governo. Per queste ragioni non ho firmato e non firmerò le dimissioni da senatore perché ritengo non siano la modalità giusta per costringere tutte le forze politiche del Parlamento ad assumersi le loro responsabilità nei confronti del paese, soprattutto in vista della prossima imminente campagna elettorale”. Lo afferma in una nota il senatore del Pdl Carlo Giovanardi.
“Ho sostenuto nella Giunta per le autorizzazioni del Senato – spiega il senatore – che la decisione di applicare la retroattività per decadenza da senatore a Silvio Berlusconi è una vera e propria ‘mascalzonata’, costruita su violazione di principi fondamentali della Costituzione e delle nostre leggi, stracciando tra l’altro il principio del ‘ne bis in idem’ e del giudice naturale precostituito per legge e ignorando due recentissime sentenze di assoluzione della Seconda e Terza Sezione penale della Corte di Cassazione passate in giudicato e irrevocabili per lo stesso identico fatto nei confronti di Silvio Berlusconi, considerato invece colpevole dalla sezione feriale presieduta dal dr. Esposito”.