Il leggendario posto in prima fila spetta ai conti in rosso della Rai, come certificato per il terzo anno consecutivo dalla Corte dei Conti. Con gli stipendi che fanno ancora sentire tutto il loro peso per un apparato imponente qual è quello del servizio pubblico. E non basta a mettere una pezza su tutto nemmeno il canone, che ha garantito un introito complessivo di un miliardo e 726 milioni di euro.
Il leggendario posto in prima fila spetta ai conti in rosso della Rai
Si tratta del sigillo definitivo alla gestione del precedente Consiglio di amministrazione, quella con Marcello Foa presidente e Fabrizio Salini amministratore delegato. Un’eredità tutt’altro che semplice, quella raccolta da Carlo Fuortes nello scorso anno. E che si attende di capire come è stata modificata, quando verranno messi nero su bianco i risultati della nuova gestione.
La magistratura contabile ha infatti esaminato in maniera capillare l’attività del 2020, giungendo a delle conclusioni che non lasciano spazio ad alcun equivoco sul quadro di viale Mazzini: “La Rai spa ponga in essere ogni misura organizzativa, di processo e gestionale, per eliminare inefficienze e sprechi, assicurando un maggior contenimento dei costi e migliorando l’equilibrio economico e gestionale, viste le perdite, per il terzo anno consecutivo, di conto economico”.
Insomma, l’appello a una riforma totale della gestione. Tra gli aspetti negativi sottolineati, in materia di spese c’è “un inappropriato ricorso a proroghe di contratti in essere, frutto di intempestivo avvio di procedure aperte di affidamento, unito alla mancata programmazione delle attività necessarie per un corretto ed efficiente espletamento dell’attività stessa”. E viene quindi lanciato l’allarme sugli sprechi che possono verificarsi a più livelli.
Per questo la Corte dei Conti, nel corposo dossier visionato da La Notizia, chiede “un adeguato processo di revisione del sistema dei controlli interni volto, da una parte, a garantire una più efficace e corretta utilizzazione delle risorse aziendali, dall’altra, a scongiurare condotte illecite, con particolare riferimento al settore degli acquisti e alla gestione dei beni mobili”. Una bacchettata al duo Foa-Salini.
La perdita complessiva, attestata dal bilancio esaminato, ammonta a 20,7 milioni di euro
La perdita complessiva, attestata dal bilancio esaminato, ammonta a 20,7 milioni di euro, comunque in calo rispetto ai 35 milioni dell’anno precedente. Questi numeri vanno però inquadrati nel contesto di eccezionalità della prima ondata di pandemia. Per questo c’è stata, come si desume dal documento, “una riduzione complessiva dei costi pari a 156,3 milioni di euro (-5,93%)” ma allo stesso tempo si registra “un decremento dei ricavi di 146,8 milioni (-5,52%)”.
Sulle casse di viale Mazzini si sente ancora il peso del costo del personale, che – per tutto il gruppo Rai – è di un miliardo e 14 milioni di euro. Il calo di 21 milioni è stato importante, ma di sicuro non ha avuto un impatto significativo. Il taglio dei dirigenti, scesi 254 dal precedente 272, ha avuto un’incidenza, mentre c’è stato un lieve aumento del numero di giornalisti in Rai, in totale 1.900. Gli stipendi per i vertici non hanno subito ritocchi l’ad Salini ha portato a casa 240mila euro in totale all’anno, mentre al presidente sono andati 180mila euro annui.
Dunque, tra remunerazione, indennità di carica e rimborsi spese corrisposti, nel 2020, ai membri del Consiglio di amministrazione la Rai ha cacciato 909mila, di cui 873 mila per compensi e 36 mila per rimborsi spese. L’esborso per il Collegio sindacale ammonta invece a 153mila euro. Altrettanto significativa la voce che riguarda i 405 contratti di collaborazione, riguardanti 253 collaboratori, che hanno avuto un peso di 5 milioni di euro sul bilancio della Rai.