Quarantotto ore fa era talmente in bilico da dover lasciare in anticipo il vertice della Nato a Madrid per precipitarsi a Roma, e il giorno dopo, blindato da Mattarella, teneva tutti per il collo. Così Draghi è riuscito a salvare il suo governo, utilizzando le seguenti paroline magiche: “con una diversa maggioranza trovatevi un altro premier”, che tradotto significa la fine della legislatura.
Per i parlamentari di tutti gli schieramenti, che sanno quanto sarà difficile essere rieletti dopo il taglio dei seggi, il messaggio è arrivato forte e chiaro. E in un baleno i 5 Stelle hanno rinunciato ad affrancarsi un po’ con l’appoggio esterno, il Pd ha visto rinviare l’iter su cannabis e Ius Scholae, e alla Lega è bastato il contentino.
Ovviamente in questa fiera dell’ipocrisia Draghi ha negato qualsiasi ingerenza nelle dinamiche interne del Movimento, e men che meno ha fatto riferimento alla rappresentanza delle forze politiche nell’Esecutivo che è cambiata dopo la scissione di Di Maio. Tanto ormai è chiaro che qualunque cosa faccia Palazzo Chigi nessuno dice niente, e persino di fronte all’accusa di aver provato a cacciare Conte, non smentita per ore, dobbiamo credere sulla fiducia che tutta la faccenda sia l’effetto di un colpo di sole.
Siamo, insomma, in uno stato di anestesia democratica, ostaggi noi cittadini di mille parlamentari attaccati alla poltrona e di un Presidente del Consiglio che ha capito tutto. Compresa la seria possibilità di restare in sella anche nella prossima legislatura. E con questi chiari di luna c’è già chi ci scommette.