Con l’estate torna ad aumentare il numero dei migranti e ancor di più le polemiche. La semplificazione tipica del dibattito pubblico, che non tiene conto, spesso strumentalmente, della complessità delle questioni, vede due grosse fazioni: quella dei “buonisti” che tradendo l’interesse nazionale si interessano delle condizioni di vita di finti bisognosi, ingranaggio dei loro business; e quelli che difendono il proprio Paese da una presunta “invasione”, preservando beni, accesso ai servizi e ricchezze altrimenti saccheggiate da questi nerboruti stranieri muniti sin nella fase dello sbarco di cellulare.
Con l’estate torna ad aumentare il numero dei migranti e ancor di più le polemiche
Per cui se si prova ad articolare un discorso la cui anima sia la tutela dei diritti umani, dunque della persona indipendentemente dalla propria etnia, ci si ritrova a doversi quasi giustificare dinanzi a una parte dei propri connazionali, spiegando che lavorare ad un’accoglienza efficace e una piena integrazione può ripercuotersi positivamente anche sul nostro Paese, e dunque su tutti. Non è ideologia, ma realtà.
In questi giorni alcune aziende del Nord Italia, in particolare a Como e Lecco, si sono pubblicamente esposte offrendo dei percorsi formativi a quegli stranieri che volessero lavorare nel settore manifatturiero, essendo afflitte da una grave carenza di mano d’opera e sostenendo che l’integrazione degli immigrati parta da un lavoro legale e da un tessuto sociale in grado di accoglierli realmente.
L’aggressione nel napoletano ai danni dei vigili urbani da parte di un gruppo di immigrati che esercitavano del commercio abusivo vede certamente una condanna netta del gesto e una presa di posizione inequivocabile a favore di chi svolgendo servizio rappresentava in quel momento la legge ma, allo stesso tempo, non deve indurci a facili generalizzazioni in odor di xenofobia. Il rischio è che ci sia uno scontro tra poveri particolarmente utile quando si avvicinano le elezioni.
E, allora, venendo alle deprecabili parole di questi giorni dell’ormai bollito segretario della Lega che se la prende con “i migranti con il cellulare” bisogna ricordargli che oltre al diritto alla vita, all’educazione, alla salute, alla libertà di pensiero e di parola, anche quello alla connessione è uno dei diritti fondamentali riconosciuti dall’ONU.
Internet è riconosciuto come strumento imprescindibile dell’espressione di sé, e figuriamoci quanto possa essere decisivo per chi lascia la propria terra e la propria famiglia (in un viaggio il cui esito può essere letale). E i sorrisi di quei ragazzi che ricordano a Salvini un party estivo tra le onde? Forse dovrebbe pensare che costituiscono la reazione incontenibile di chi, pur essendo ignaro del proprio futuro, è consapevole di non aver perso la vita in mare com’è successo a tanti suoi fratelli.
Alla luce di tutto questo c’è allora da augurarsi che la si smetta finalmente con questo populismo, oggi più che mai inopportuno, e ci si metta al lavoro per dar vita a politiche mirate che consentano di diventare un modello virtuoso in termini di welfare e accoglienza per tutti coloro, italiani e non, abitano il suolo italiano.