Su Donald Trump si addensano nubi sempre più nere che fanno pensare che più che un assalto, a Capitol Hill è andato in scena un vero e proprio tentativo di colpo di stato. A lasciarlo intendere è stata l’ex assistente del capo dello staff della Casa Bianca Mark Meadows, Cassidy Hutchinson, testimoniando davanti alla Commissione parlamentare che indaga sull’accaduto.
Secondo la testimone, il tycoon sapeva benissimo che alcuni assalitori erano armati fino ai denti e malgrado ciò avrebbe chiesto di rimuovere i metal detector intorno al Campidoglio. “Non me ne frega un cazzo se sono armati, tanto non sono qui per farmi del male. Fateli passare. Levate quei fottuti metal detector”. Questo, sempre secondo la Hutchinson, quanto avrebbe detto Trump al suo capo della sicurezza.
Non solo. Allo stesso, il presidente uscente avrebbe urlato anche: “Sono il presidente, cazzo, portatemi là”. Un ordine raccolto dalla scorta che, però, non trovando alcun modo per raggiungere Capitol Hill, alla fine avrebbe desistito. Ma Trump non voleva arrendersi e la stessa Hutchinson rivela che, nel conseguente alterco con i suoi uomini e quasi arrivando alle mani, avrebbe perfino provato a prendere il controllo dell’auto presidenziale.
Assalto a Capitol Hill, una teste inchioda Trump
La testimone ha poi raccontato anche del momento in cui Trump ha saputo che il procuratore generale William Barr ha ammesso la regolarità delle elezioni in un’intervista con l’Ap. Una notizia che il tycoon non ha preso con sportività tanto che avrebbe avuto uno scatto d’ira e scagliato un piatto di cibo contro un muro della sala da pranzo della Casa Bianca. “C’era il ketchup che colava dalla pareti” ha ricordato la Hutchinson.
Ma è quando le violenze sono esplose che il tycoon avrebbe dato il peggio di sé. Per l’ex assistente del capo dello staff della Casa Bianca quando gli assalitori si misero a urlare “impicchiamo Mike Pence“, Meadows le disse che “Trump pensa che Pence se lo meriti”.
Con la situazione sempre più fuori controllo, sempre secondo la Hutchinson, si sarebbe fatto sentire il figlio di Trump, Donald Jr., con un messaggio di fuoco al capo di gabinetto Meadows. Un sms in cui si lamentava che suo padre non stava facendo abbastanza per fermare l’assalto e gli chiedeva di convincerlo a “condannare questa merda, subito”.
La smentita: Trump sui social ha bollato la ricostruzione come “fake”
Insomma rivelazioni davvero preoccupanti su quanto avvenuto a Capitol Hill che, però, non hanno fatto scomporre il tycoon che sui social ha bollato questa ricostruzione come “fake”. Difendendosi dalle accuse, Trump ha spiegato che la testimone “la conosco a malapena” ed è “una falsa totale e una delatrice”.