Carlo Calenda entra in Azione a Lucca. E il suo candidato fa perdere il Centrosinistra la ballottaggio. Già perché la fotografia delle elezioni amministrative di Carlo Calenda e della cosiddetta “serietà” che il leader di Azione sventola in continuazione potrebbe essere Lucca.
Il 9 giugno scorso, dopo la visita di Matteo Richetti, Calenda confeziona un bel video dal Parlamento europeo dove presenta il suo candidato Alberto Veronesi come “unica alternativa seria”, esibendo il suo abituale assolutismo dell’Io so’ io e voi non siete un cazzo.
“A Lucca – dice sornione Calenda – abbiamo voluto essere alternativa al bi-populismo di destra e di sinistra che ha caratterizzato la storia amministrativa di Lucca negli ultimi 15 anni. Abbiamo creato un Terzo Polo, pragmatico, concreto e alternativo sia alla destra che alla sinistra con la lista Lucca Sul serio”.
E aggiunge: “Hanno aderito a questo progetto di centro riformista, persone competenti, preparate che rappresentano di fatto tutte le anime della città. Non solo quello che abbiamo costruito dialogando con i cittadini rappresenta l’unica vera alternativa a quello che c’è stato, ma è anche una novità assoluta sullo scenario nazionale”.
Il candidato di Calenda vira a destra
È il solito schema narrativo del leader di Azione, teso a dimostrare che destra e sinistra pari sono, che la politica è una folta schiera di incapaci, tutti incapace tranne ovviamente Calenda.
Arriviamo al 21 giugno. Alberto Veronesi, il candidato di Carlo Calenda, se ne esce dal primo turno con un micro 3,65%, somma dell’appoggio del partito di Calenda (Azione) e dei renziani di Italia Viva.
Alberto Veronesi (che nel curriculum ha come talento principale quello di essere figlio dell’oncologo Umberto – sempre a proposito del merito tanto decantata dai calendiani – oltre che essere direttore del Festival Puccini – sceglie di sostenere al secondo turno Mario Pardini
L’uomo di Calenda con Casapound
L’aspirante sindaco del centrodestra che al primo turno ha collezionato il 34,3% dei voti e poi ha deciso di apparentarsi ai neofascisti di Casapound che sostenevano Fabio Barsanti (9,5% al primo turno) e perfino i No Vax e No Green Pass del candidato sindaco Andrea Colonnini (4,2%).
Calenda contesta la scelta del suo candidato di sostenere il candidato sindaco di centrodestra Raspini e Veronesi risponde: “Calenda dice che sono un incapace. Parla uno che ha dimostrato il minimo storico di credibilità: in campagna elettorale ha cancellato il comizio di Lucca e gli incontri con il mondo produttivo lucchese mezz’ora prima dell’orario previsto. Parla uno che ha utilizzato Alberto Veronesi per prendere il 3,7 per cento del consenso e poi voleva mettere un suo uomo in giunta con Raspini, come al mercato dei capponi”, dice Veronesi.
Che aggiunge: “Calenda ha fatto la corte a Mario Pardini come candidato di Azione e oggi dice che lo stesso Pardini è il peggiore fascista. Mi spiace avergli rovinato la festa”.
Calenda vale in media il 3,22%
Il centrodestra ha vinto a Lucca, al ballottaggio. Quando Calenda ha corso da solo è finita così. La media di Azione è del 3,5% correndo con +Europa (Palermo: 8,14%, Gorizia: 2,7%, Asti: 1,21%, Alessandria: 5,67%, Monza: 2,16%, Piacenza: 1,56%, Frosinone: 1,58%, L’Aquila: 4,80%).
Se però consideriamo anche Pistoia dove Pistoia Davvero ha preso il 3,08% e La Spezia, dove La Spezia sul Serio si è fermata allo 0,98%, tutte liste queste ufficiali ma senza il simbolo, la media per Azione allora scenderebbe al 3,2%.
Difficile sapere quanto Calenda pesi nella lista Agenda Como 2030, visto che è stata presentata insieme a Italia Viva e altre forze politiche. Il risultato comunque è stato del 3,22%. Calenda ha il diritto di ritenersi elemento fondante della politica italiana ma piegare la realtà alla narrazione è trucco che funziona poco e, sopratutto, populista.
È davvero indispensabile Calenda in coalizione?