Prima le tensioni che hanno agitato la maggioranza, poi la scissione del Movimento 5 Stelle e, infine, una campagna elettorale in tono minore da parte del Centrosinistra che sembrava sentirsi già sconfitto. Insomma gli ingredienti per una débâcle della coalizione progressista a questi ballottaggi c’erano tutti e, invece, le cose sono andate in modo diametralmente opposto con la conquista di sette capoluoghi sui tredici in palio. Insomma ballottaggi amari per le destre che vincono solo in quattro capoluoghi, mentre in altri due quella di candidati civici.
Un’affermazione senza netta quella del fronte progressista che risulta evidente alla luce del fatto che prima di queste amministrative, il Centrosinistra ne controllava soltanto due capoluoghi. Insomma un risultato eccezionale che viene certificato dagli stessi leader del Centrodestra che, nelle ore precedenti al ballottaggio, avevano fatto di tutto per provare a convincere i propri elettori sull’unità della coalizione e sulla vittoria che vedevano a portata di mano.
Una recita che, evidentemente, non ha convinto gli italiani come ammesso da Giorgia Meloni: “Credo che il Centrodestra debba fare una riflessione sul tempo che, anche in queste elezioni, ha inutilmente speso in polemiche interne, l’avversario è sempre la sinistra e mai il partito alleato”. E sempre la leader di Fratelli d’Italia non si è nascosta dietro un dito spiegando: “Non siamo soddisfatti dei risultati di questi ballottaggi, il Centrodestra poteva e doveva fare meglio”.
Ballottaggi amari per le destre, il caso di Verona
Per capire l’entità della sconfitta di Matteo Salvini & Co, non si può che partire da Verona. Qui, dopo un decennio ininterrotto alla guida della città, la coalizione di Centrodestra si è presentata spaccata e così a trionfare è stato l’outsider del Centrosinistra, l’ex calciatore Damiano Tommasi, che ha messo a segno il gol più importante della propria carriera. A sceglierlo sono stati il 53,4% degli elettori, contro il 46,6% che hanno puntato sul sindaco uscente Federico Sboarina, appoggiato da Lega e Fratelli d’Italia.
Proprio a Verona il Centrodestra era andato a pezzi già al primo turno quando aveva schierato due pesi da 90, ossia Sboarina e l’ex primo cittadino Flavio Tosi, che hanno fato luogo a un testa a testa fratricida, culminato nel mancato apparentamento tra i due in vista del ballottaggio. Insomma una figuraccia ammessa perfino da Salvini: “Spiace per le città perse al ballottaggio, nonostante l’impegno di candidati e militanti, spesso per le divisioni e i litigi nel Centrodestra come a Verona, che non si dovranno più ripetere”.
La disfatta di Parma
Altra città su cui erano accesi i riflettori era Parma. A sfidarsi al ballottaggio Michele Guerra, scelto dal sindaco uscente Federico Pizzarotti per ricoprire la carica di assessore alla Cultura e alle Politiche Giovanili, che ha strapazzato il rivale del Centrodestra, l’ex sindaco Pietro Vignali, con un sonoro 66,2% a 33,8%. Un risultato roboante non soltanto nei numeri ma soprattutto considerando che a Parma il centrosinistra non vinceva dal lontano 1998.
Proprio come accaduto a Verona, anche nella città ducale a favorire il candidato del Pd è stata la spaccatura del Centrodestra. Al primo turno, infatti, Salvini e Silvio Berlusconi avevano portato avanti la candidatura di Vignali mentre Fratelli d’Italia aveva sostenuto un candidato autonomo.
Ballottaggi amari pure a Como che finisce al candidato civico
Del tutto diversa, invece, la partita giocata a Como. Qui a trionfare è stato Alessandro Rapinese, sostenuto dall’omonima lista civica, che è stato scelto dal 55,4% degli elettori. A sfidarlo c’era Barbara Minghetti, esponente del centrosinistra, che si è fermata al 44,6%. Ballottaggio a cui non ha preso parte la lista “il Mugello” del centrodestra, la coalizione che ha governato negli ultimi cinque anni, che era stata esclusa dalla competizione elettorale.
Alessandria al Centrosinistra
Importante anche l’affermazione del Centrosinistra ad Alessandria. Qui i fronte progressista ha sbaragliato la concorrenza, con il candidato Giorgio Abonante che ha ottenuto il 54,4% dei consensi a fronte del 45,6% ottenuto dal sindaco uscente di Centrodestra, il leghista Gianfranco Cuttica di Revigliasco.
Tutto come da copione a Cuneo
Musica decisamente diversa a Cuneo, dove il risultato era apparso scontato sin da subito e ha visto l’affermazione dell’ex senatrice dem Patrizia Manassero – erede del sindaco uscente Federico Borgna giunto alla scadenza del secondo mandato – che ha ottenuto il 63,3% dei consensi, staccando nettamente l’imprenditore candidato dal Centrodestra Franco Civallero che si è fermato al 36,7%.
Lucca tra le poche gioie di questi ballottaggi amari per le destre
Del tutto diversa, invece, la battaglia per la conquista di Lucca. Si tratta di una delle sfide che più di tutte ha catalizzato l’attenzione dei media e che si è conclusa con l’affermazione di Mario Pardini, l’imprenditore sostenuto dal Centrodestra e noto in città per aver diretto due volte il festival di fumetti Lucca Comics. Alle sue spalle, con il 49% dei voti, si è piazzato Francesco Raspini, il candidato progressista nonché funzionario della Polizia e ex assessore con deleghe alla sicurezza.
A far accendere i riflettori sulla sfida di Lucca, non era stato l’evidente testa a testa tra i due sfidanti quanto l’apparentamento, deciso in occasione dei ballottaggi, tra Pardini e l’ex leader di Casapound a Lucca, Fabio Barsanti. Un apparentamento che ha causato diversi malumori, fra cui quello di Elio Vito che in segno di protesta ha lasciato Forza Italia e ha rassegnato le dimissioni da deputato. Polemiche che si sono ripetute anche per la decisione di Andrea Colombini, al primo turno appoggiato da liste civiche di cui una anti Green Pass, che aveva annunciato che “i suoi elettori voteranno convintamente Pardini”.
Non solo: in favore del candidato di Centrodestra, era arrivato pure l’endorsement del direttore d’orchestra Alberto Veronesi che al primo turno si era presentato con il sostegno delle liste di Azione, +Europa e Italia Viva, e di Rinascimento di Vittorio Sgarbi. Un’iniziativa da cui avevano preso le distanze gli esponenti locali di Azione, +Europa ed Italia Viva.
A Monza la disfatta del Cavaliere
Se la più grande sorpresa di questa tornata elettorale è arrivata da Verona, non meno rumorosa è stata la débâcle del Centrodestra a Monza. Qui il 51,2% degli elettori ha scelto Paolo Pilotto, l’uomo su cui ha puntato con decisione l’intero Centrosinistra, che si è affermato sul primo cittadino uscente Dario Allevi, sostenuto dal Centrodestra, che ha raggiunto il 48,8%. Un risultato di misura ma che sorprende soprattutto perché per l’ex sindaco si era speso in prima persona Silvio Berlusconi e che rendono bene l’idea di quanto siano stati ballottaggi amari per le destre.
Piacenza a sorpresa finisce ai progressisti
Sorprendente anche l’affermazione della dem Katia Tarasconi che ha vinto letteralmente contro ogni attesa. E lo ha fatto con un rotondo 53,46% nonostante la sua candidatura è stata sostenuta stata da una coalizione composta dalla lista sinistra Coraggiosa della vicepresidente della Regione Elly Schlein, da Italia Viva di Matteo Renzi e Azione di Calenda, ma non dai 5 Stelle. Una vittoria arrivata con un buon margine sul Centrodestra che ha sostenuto la sindaca uscente Patrizia Barbieri che si è fermata al 46,54%.
Salvini & Co tengono a Frosinone
Nessuna sorpresa, invece, a Frosinone dove a spuntarla con il 55,3% delle preferenze è stato Riccardo Mastrangeli, candidato del Centrodestra che al primo turno ha ottenuto il 49,26%. Dietro di lui il candidato del Centrosinistra, Domenico Marzi, che si è fermato al 44,7% a fronte del 39,13% del primo turno.
Una vittoria del Centrodestra su cui ha pesato anche la scelta di Azione di appoggiare Mastrangeli e che, nelle ore precedenti al voto, era stata fortemente criticata dal responsabile Regioni del Pd, Francesco Boccia, che sbigottito si chiedeva: “Ma Azione sta con Lega e FdI?”.
Viterbo finisce alla candidata civica
A Viterbo, invece, la vittoria è andata alla civica Chiara Frontini che, con il 64,9% delle preferenze ha sbaragliato la concorrenza della candidata di Centrosinistra, Alessandra Troncarelli, ferma al 35.1%. Un risultato ampiamente previsto dato che al primo turno il vantaggio della Frontini era stato piuttosto ampio, con il 32,82% delle preferenze a fronte del 28,30% andate alla sfidante.
Barletta resta saldamente in mano al Centrodestra
Piuttosto netta l’affermazione del Centrodestra a Barletta. Qui il candidato sindaco Cosimo Damiano Cannito che al primo turno aveva ottenuto il 42,27%, è riuscito a incrementare ulteriormente il proprio vantaggio arrivando al 65%. Nettamente staccata la candidata del fronte progressista, Santa Scommegna, che al secondo turno non è andata oltre il 35% malgrado l’appoggio di Carmine Doronzo, a capo della “Coalizione dell’Alternativa”.
Ballottaggi amari, a Catanzaro c’è il ribaltone progressista
Ribaltone a Catanzaro, dove il Centrosinistra che non governava da 11 anni si è affermato in modo netto. Qui il candidato del fronte progressista, Nicola Fiorita, si è aggiudicato il 58,2% delle preferenze. Ciò a fronte del 41,8% di elettori che hanno scelto lo sfidante del Centrodestra, Valerio Donato. Quella di Fiorita è stata un’affermazione rumorosa e a cui credevano in pochi visto che al primo turno aveva ottenuto soltanto il 31,71% delle preferenze, staccato ampiamente da Donato che si era assestato al 44,01% e per questo veniva dato come favorito.
Gorizia resta al Centrodestra
Ad aggiudicarsi Gorizia, invece, è stato il Centrodestra che ha puntato su Rodolfo Ziberna. Il candidato di Salvini & Co., in una serrata battaglia a suon di voti, è riuscito a capitalizzare il 52,2% delle preferenze. Alle sue spalle Laura Fasiolo, candidata del Centrosinistra, che si è fermata al 47,8%.