di Vittorio Pezzuto
Hanno avuto il torto di credere in una selezione basata sul merito e adesso devono misurarsi con uno Stato che non mantiene la parola data. Stiamo parlando delle migliaia di insegnanti che si sono sottoposti alla dura selezione del “Tirocinio formativo attivo ordinario” (Tfa) e che adesso sono costretti ad aspettare l’apertura del nuovo anno scolastico per ottenere il meritato salto di livello nella II fascia delle graduatorie di Istituto, un elenco prioritario rispetto alla III fascia nella quale rientrano i docenti laureati ma non abilitati e alla quale si attinge soltanto quando si verifica un’estrema penuria di supplenti. Per nulla rassegnati, questi ex tirocinanti (non si tratta di neolaureati ma spesso di trentacinquenni con molti anni di insegnamento alle spalle) si sono fatti ricevere nella mattinata di ieri dai membri della Commissione Cultura della Camera. Un incontro di pochi minuti e senza contraddittorio, nel corso del quale hanno depositato una memoria e avanzato alla vicepresidente Manuela Ghizzoni (Pd) una proposta di emendamenti al decreto Carrozza sulla scuola pubblica. Da un lato ipotizzano una riapertura delle graduatorie ad esaurimento che darebbero diritto al reclutamento degli abilitati al Tfa. Dall’altro richiedono un inserimento parallelo e privilegiato rispetto a quanti hanno invece seguito il ben più agevole Percorso abilitante speciale (Pas), basato esclusivamente sull’anzianità di servizio: una sorta di sanatoria all’italiana voluta nel 2012 dall’allora ministro Francesco Profumo. Vogliono insomma che chi si è sottoposto a prove selettive abbia la precedenza su quanti hanno l’unico ‘merito’ di essere precari da molti anni. «Abbiamo avuto la sensazione che non vi sia la volontà politica di riaprire queste graduatorie» ammette sconsolato il loro portavoce Edoardo Ricci. Più tardi una delegazione è stata ricevuta in viale Trastevere da Luciano Chiappetta, capo del Dipartimento dell’Istruzione. «Ci ha rivelato – racconta Ricci – che è al vaglio degli uffici un provvedimento che ci riconoscerebbe una priorità nell’assegnazione delle supplenze. Ma lo attende un iter complesso, tanto che potrà dispiegare i suoi effetti solo a partire da gennaio». La beffa quindi continuerebbe: per allora tutti i posti di supplenza annuale saranno già stati assegnati e ai seguaci del merito resterebbero solo le supplenze temporanee legate alla malattia e alla maternità.