L’accusa di atlantismo tiepido o, peggio, di voler fare un favore ai russi contro l’Occidente e l’Ucraina, per quanto campata in aria poteva portare davvero a una rottura tra i Cinque Stelle di Conte e il Governo Draghi.
Un divorzio che non c’è stato perché tra l’Europa e Putin l’ex premier è sempre stato da una parte sola, tant’è che il Movimento ha votato la risoluzione sull’invio delle armi a Kiev, pur ritenendo (giustamente) che non sia questa la strada migliore per la pace. Le accuse allora sono cambiate, e si è passati all’irresponsabilità di andare all’opposizione in una situazione tanto grave solo per fare campagna elettorale.
Conte ha risposto confermando di voler restare nella maggioranza, pur avendo perso gran parte dei suoi uomini nei ministeri, transitati con gli scissionisti. Un sacrificio dopo l’altro che a un certo punto deve aver convinto Palazzo Chigi di poter esagerare, al punto da chiedere alla Commissione europea di posticipare al 2040 il blocco delle immatricolazioni delle auto a benzina e diesel, appena fissato al 2035.
La forza più ambientalista della politica italiana, insomma, dovrebbe far passare pure quest’ultima porcata, facendo felici le lobby dell’industria del Novecento e chi sta facendo di tutto per far apparire Conte come il traditore di un Governo di unità nazionale, quando in realtà è questo stesso Governo che non sa più che inventarsi per costringerlo a scappare. Cosa per cui i Cinque Stelle hanno ormai tanti motivi da non sapere più dove metterli.