L'Editoriale

I missili di Kiev e quelli dei 5S

Dopo giorni di pugnalate a favore di giornali e avversari, i 5S sono riusciti ad apparire inaffidabili tanto alla Nato quanto alla Russia.

Prima il congelamento della strombazzata espulsione di Di Maio, poi la risoluzione che non blocca più l’invio delle armi all’Ucraina, né commissaria Draghi sui temi della guerra.

Dopo giorni di pugnalate a favore dei giornali e degli avversari che godono nel darli per morti, i 5 Stelle sono riusciti ad apparire inaffidabili tanto alla Nato quanto alla Russia, e Conte per non diventare agli occhi dell’Occidente e di Mattarella il migliore amico di Putin, al punto da azzoppare il primo governo europeo per disarmare Zelensky, deve annacquare il testo che coinvolge il Parlamento.

Anche chi metterebbe la mano sul fuoco per dimostrare che l’ex premier è stato un grande Presidente del Consiglio, su questa partita deve ammettere che la tattica è stata sbagliata e la strategia di più, ricavando la migliore delle prove che la forza dei 5S non è mai stata quella di dividersi e cacciar via la gente, ma di includere e confrontarsi fino a trovare le soluzioni migliori, improntate al bene comune e non ai giochi di potere, come ormai appare questa faida interna.

Una battaglia dove i consiglieri del re suggeriscono di non fare prigionieri, ma il giorno che Conte e Di Maio gli daranno retta consumando la rottura entrambi saranno più deboli e senza un alleato prezioso accanto.

Prima di avventurarsi in documenti per mettere fine alla guerra in Ucraina, si impegnassero perciò a chiarirsi tra di loro. Per quante se ne dicano Ricciardi e Taverna contro Castelli e Battelli i loro missili saranno sempre meno incendiari di quelli che volano su Kiev.