Dalla Lega a Fratelli d’Italia e da Confindustria a Federalberghi. Sono mesi che sentiamo ripetere che in Italia c’è una grave carenza di lavoratori stagionali e che questa è causata dal Reddito di cittadinanza. Un fenomeno tutt’altro che nuovo visto che all’avvicinarsi della bella stagione viene rilanciato su giornali e tv ma che da quando esiste il sussidio contro la povertà, voluto dal Movimento 5 Stelle, è diventato un martellamento continuo.
Quasi un lavaggio del cervello che viene propinato dall’imprenditore di turno che si lamenta perché, pur con paghe mirabolanti, non trova giovani disposti a lavorare “perché c’è il Reddito di cittadinanza”. Ma come stanno davvero le cose? Può sembrare una domanda banale ma non lo è perché basta analizzare i dati per scoprire che qualcosa, nel racconto che ci viene propinato quotidianamente, non torna.
Lavori stagionali e la balla sul Reddito
Se a fomentare il fenomeno è davvero il sussidio contro la povertà, allora il problema deve riguardare esclusivamente l’Italia visto che altrove il Reddito non esiste. Peccato che le cose non stanno affatto così. Soltanto guardando al dato sui lavoratori del settore dell’ospitalità e della ristorazione dei principali Paesi dell’Unione europea, emerge che mancano all’appello 900 mila lavoratori.
In questo dato è la Francia quella messa peggio, con 361mila ammanchi, seguita dall’Italia con 300 mila e dalla Spagna che si ferma a 100mila. E non sono al riparo da quest’emergenza lavorativa – seppur assai meno grave – neanche le evolute Olanda, Austria e Germania che fanno segnare rispettivamente ammanchi per 45mila, 35mila e 20mila lavoratori. Accertato che il problema non è esclusivamente italiano, con buona pace per chi se la prende con il reddito, guai a pensare che il problema sia solo europeo.
Secondo il Wall Street Journal a Phoenix, negli Stati Uniti, la metà delle piscine pubbliche rimarranno chiuse perché mancano bagnini. E problemi analoghi non solo riguardano tutti gli Usa ma anche ogni altro settore, proprio come accade per l’Italia e l’Ue. Inutile far notare, però, che neanche il Paese di Joe Biden ha il Reddito di cittadinanza e tanto meno sta valutando di creare qualche misura simile.
Imprenditori smascherati
Eppure Flavio Briatore – ma non solo lui – sembrava convincente quando al Corriere della Sera rivelava: “Quello che dice lo chef Alessandro Borghese (il quale non ha mai nominato direttamente il Reddito, ndr) è la verità: molti ragazzi cercano lavoro sperando quasi di non trovarlo. Io lo vedo chiaramente: preferiscono il reddito di cittadinanza a un percorso di carriera. Anche quando il percorso glielo si offre, ben retribuito: pur garantendo stipendi adeguati e contratti a lungo termine, rifiutano”.
Ma se le cose stanno così, come si può spiegare il fatto che lo stesso problema lo hanno anche quanti non hanno il Reddito? Semplice. Si tratta di una balla usata per nascondere i veri problemi e scaricarli sui lavoratori. In primo luogo l’Inps fa notare che negli ultimi due anni, ossia da quando esiste il Reddito, i lavoratori stagionali sono aumentati e non diminuiti. Quindi già questo la dice lunga sulla bontà di quanto ci propinano leghisti, meloniani e imprenditori vari.
Le vere cause dietro la crisi dei lavori stagionali
Certo il problema esiste e non è un’invenzione ma è fuorviante pensare che sia legato al Reddito. Semmai è evidente come sia correlato al fatto che i prezzi salgono mentre gli stipendi – specie in Italia – sono fermi al palo. Questo si traduce nel fatto che a molti risulta indigesto sottostare a turni massacranti, ricevere paghe da fame e vivere di solo precariato.
Per non parlare dei casi limite in cui al lavoratore vengono proposte condizioni di lavoro fuori legge con straordinari quotidiani ma che non vengono pagati – o al limite retribuiti in nero -, assenza di ferie e giorni di riposo. Ma per alcuni imprenditori e politici tutto ciò non conta perché per loro il problema dei lavori stagionali è solo uno: Il Reddito di cittadinanza.