Al Consiglio nazionale M5S si decide di non decidere. Dopo l’escalation di toni tra il leader Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ormai ai ferri corti da giorni sul tema dell’invio di ulteriori armi all’Ucraina, dall’organo di vertice del Movimento non arriva nessun verdetto.
Nessuna sanzione a Di Maio
Né sull’espulsione del titolare della Farnesina, che pure il vice presidente Riccardo Ricciardi, in un’intervista a La Repubblica aveva lasciato presagire evocando “provvedimenti” nei confronti del ministro ”che da capo politico ha espulso persone per cose molto meno gravi”.
Né sulla risoluzione delle polemiche sulla quale i 5 Stelle potrebbero, alla fine, ripiegare su una versione più sfumata, senza forzare sullo stop all’invio delle armi in Ucraina su cui i dimaiani sono pronti alla scissione.
Insomma, se non è una retromarcia poco ci manca. Era stato del resto lo stesso Ricciardi, dopo i toni bellicosi affidati alle colonne di Repubblica, a correggere il tiro.
Cambio di rotta sulla risoluzione
“Non c’è un partito che ha una risoluzione”, il testo “si scrive a maggioranza. In questo Consiglio Ue non si parla di inviare o no le armi. Non c’è, non è previsto un ulteriore invio di armi dall’Italia. Si tratteranno (nella risoluzione) gli argomenti del Consiglio Ue. Come linea politica, chiediamo che l’Italia si impegni in prima linea per una de-escalation militare e un coinvolgimento del Parlamento nelle scelte che si faranno d’ora in poi”, ha spiegato a Controcorrente, su Rete 4, pochi minuti prima dell’inizio del Consiglio M5S.
”Se questo è essere filo-putin anche il Papa lo è – ha aggiunto -. Draghi stesso ha detto tornando dal viaggio in Ucraina che Zelensky non ha posto una questione di armi”. Salvo poi, però, essere smentito dallo stesso Zelensky che, dopo la visita del premier italiano con Macron e Scholz a Kiev, ha parlato espressamente della necessità per l’Ucraina di avere “armi pesanti e moderne”.
Tanto rumore per nulla
Risultato: il vertice notturno dei maggiorenti M5S, che ha radunato i streaming oltre a Conte, i 5 vice presidenti, i capigruppo di Camera e Senato e, su loro espressa richiesta, i coordinatori dei Comitati, si risolve in una mera censura nei confronti di Di Maio per l’accusa rivolta al Movimento di non essere democratico e per la quale lo stesso Conte si sarebbe detto “dispiaciuto” .
Mentre si profila una ritirata totale sulla risoluzione di martedì: ogni riferimento allo stop alle armi a Kiev, come pure la richiesta di sottoporre, d’ora in avanti, al vaglio del Parlamento tutte le decisioni del governo al riguardo, sono considerate irricevibili da Palazzo Chigi.
Il ripiego sarebbe allora chiedere di inserire nella risoluzione di maggioranza un richiamo ad una “escalation diplomatica” con l’obiettivo della pace in Ucraina. Titoli di coda: tanto rumore per nulla.