La Lombardia è con l’acqua alla gola. Sembra proprio che decenni di rapporti e allarmi in fatto di cambiamento climatico, siano rimasti lettera morta. Solo così si può spiegare il fatto che l’Italia – e in particolare il nord – ogni volta cascano dal pero e scoprono il problema quando le temperature sono già oltre il livello di guardia e la siccità è qualcosa con cui fare i conti giornalmente.
Una situazione che si è ripetuta anche quest’anno, con il solito ricorso a procedure emergenziali preannunciato dal governatore Attilio Fontana che ha fatto sapere: “Chiederemo sicuramente lo stato di emergenza, c’è già stata una richiesta a livello parlamentare della Lombardia. Penso sia una richiesta che andrà fatta congiuntamente perché è una situazione drammatica per la Lombardia, il Piemonte, l’Emilia Romagna ma anche il Veneto”.
Siccità, Lombardia con l’acqua alla gola
Difficile dargli torto perché “basta vedere il Po”, spiega Fontana, “per capire la gravità della situazione”. Si tratta di una zona che, oltre alla siccità, presenta sempre più problemi perché “oltre al problema della mancanza (d’acqua, ndr) per i campi, c’è anche il problema del fatto che il mare entra sempre di più nell’alveo del fiume” dando luogo a una situazione “davvero molto preoccupante”.
Come mai? A spiegarlo è sempre il governatore leghista: “Questo fatto, per alcune città che utilizzano l’acqua del fiume per fini civili è un grave problema si deve fare in modo che questa situazione venga bloccata”. Nel frattempo, con il clima sempre più impazzito e la politica – non solo regionale ma anche nazionale – fa poco e niente per l’ambiente, l’unica soluzione è tornare a chiedere l’aiuto ai cittadini.
Questi, spiega Fontana, “dovranno cercare di darci una mano a non sprecare acqua. Dovranno ritrovare quelle abitudini che già in passato ci sono state nel prestare attenzione allo spreco”. Insomma le buone abitudini che dovrebbero scongiurare razionamenti e altre limitazioni. Un’eventualità che al momento, sempre secondo Fontana, è lontana in quanto “non sono previste interruzioni di servizio. Se la cosa peggiora ulteriormente valuteremo, ma per ora no”.
Quel che è certo è che ci si sveglia sempre troppo tardi. Proprio parlando dell’emergenza che sta mettendo in ginocchio il nord Italia, il presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi) Francesco Vincenzi ha detto chiaro e tondo di auspicare “che la gravità della situazione e l’evidenza dell’emergenza in atto induca urgentemente ad avviare la necessaria infrastrutturazione del territorio, ad iniziare da nuovi bacini per trattenere le acque di pioggia e contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici, aumentando la resilienza delle comunità”.
Dati drammatici
Nel frattempo in Lombardia si prova a correre ai ripari. I produttori idroelettrici regionali hanno comunicato che aumenteranno i rilasci dell’acqua, per un totale di 4 milioni di metri cubi al giorno per il bacino dell’Adda e un altro milione per quello dell’Oglio, a supporto dell’agricoltura. Eppure il problema della siccità non è nuovo ma viene certificato da report annuali che finiscono all’attenzione dell’Onu.
L’ultimo depositato ieri e redatto dalla Coldiretti regionale fotografa quello che appare come un incubo che deve far riflettere. Stando ai dati raccolti il livello idrometrico del Po al Ponte della Becca, nel Pavese, è sceso a -3,7 metri ossia al livello più basso degli ultimi 70 anni. Terrificante la situazione del lago Maggiore che registra un grado di riempimento del 22.7% mentre va leggermente meglio per quello di Como che si assesta al 30.6%.