Se fossimo un Paese serio – che non butta in caciara perfino una guerra stilando liste e bastonando pure il Papa – oggi leggeremmo su tutti i giornali che Confindustria è in Russia per spiegare che le sanzioni dell’Occidente sono sbagliate.
Confindustria vola in Russia per spiegare che le sanzioni dell’Occidente sono sbagliate
Qui non si tratta di personalità singole che decidono di discostarsi dalla linea generale. A intervenire al 25esimo Forum economico internazionale di San Pietroburgo (Spief) sarà Alfredo Gozzi, direttore di Confindustria Russia che interviene come relatore all’incontro dal titolo “Gli investitori occidentali in Russia”.
Il Forum di San Pietroburgo è l’evento con cui ogni anno la Russia (fin dal 1997) riunisce le imprese che vogliono stringere relazioni economiche internazionali. Negli anni passati hanno partecipato anche importanti capi di Stato come Angela Merkel nel 2013, Matteo Renzi nel 2016 e Emmanuel Macron nel 2018. Nell’edizione del 2019 al forum parteciparono qualcosa come 19mila delegati provenienti da 145 Paesi, tra cui il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres e il presidente cinese Xi Jinping. Lo slogan di questa 25esima edizione è un ottimistico “Nuove opportunità in un nuovo mondo”.
Da queste parti si continua a fingere che non stia accadendo nulla in Ucraina ma non è una novità, già nel 2014 dopo l’annessione della Crimea e le sanzioni occidentali la Russia non si era scomposta più di troppo. Sono ovviamente cambiati gli amici: ad essere accolti con tutti gli onori sono stati i Paesi che non hanno aderito alle sanzioni come il Kazakistan, l’Armeni, la Bielorussia, l’Egitto, il Venezuela, l’Iran, il Tagikistan, la Siria, Nicaragua, Uruguay, Messico, Colombia e Belize.
Non è una grande compagnia in termini di democrazia e diritti ma Putin deve accontentarsi di quel che resta. Come ciliegina sulla torta ci sono anche rappresentanti dei talebani e un ministero del governo militare del Myanmar. E poi gli italiani. Sulla partecipazione di Alfredo Gozzi di Confindustria Russia si sa poco più di quello che dice il materiale pubblicitario dell’evento visto che il loro sito è tempestivamente diventato irraggiungibile se non con una password personale.
L’altro italiano presente è Vincenzo Trani, presidente della Camera di Commercio italo-russa e balzato agli onori delle cronache per l’impegno profuso tentando di portare in Italia il vaccino Sputnik. Trani è anche il numero uno di Delimobil, la società di car sharing nel cui cda fino al 24 febbraio sedeva anche l’ex presidente del Consiglio, ora senatore, Matteo Renzi, dimessosi dopo l’inizio dell’invasione.
Il 17 giugno si attende anche l’intervento di Vladimir Putin che secondo le indiscrezioni “valuterà la situazione politica ed economica mondiale e delineerà la direzione dello sviluppo della Russia”. Non mancheranno anche personalità importanti di Francia, Canada e Usa con Emmanuel Quidet, presidente della Camera di Commercio franco-russa e Tadzio Schilling, Ceo dell’Associazione del Business europeo (Aeb).
Eppure, come riporta Bloomberg, molti amministratori di importanti società sono preoccupati di essere segnalati all’evento, spingendosi a chiedere all’organizzazione di non essere identificati nei loro badge. Costo del biglietto: 16.600 dollari a persona. Se fossimo un Paese serio piuttosto che occuparsi di qualche invitato nelle trasmissioni televisive ci occuperemmo dei filoputiniani per davvero, quelli che alla faccia delle sanzioni vanno alla corte di Putin con i cordoni della borsa aperti e pronti a farsi russificare a beneficio del fatturato. Ma vedrete che di questi non parlerà quasi nessuno.