A Roma, il Tmb di Malagrotta continua a bruciare. Sul posto si alternano da oltre ventiquattro ore una quindicina di squadre dei Vigili del Fuoco, ma la colonna di fumo visibile da chilometri di distanza non accenna a diradarsi. Le fiamme, assicurano, sono sotto controllo, ma le operazioni di spegnimento andranno avanti per giorni.
C’è forte preoccupazione tra i residenti, che da anni lamentano la situazione di quel territorio, immerso tra discariche, vecchi impianti, depositi di gas e che da tempo stavano attendendo la bonifica di questa ex discarica.
Gualtieri? Sparito dai media
Le immagini delle fiamme che salgono verso il cielo riportano immediatamente a un altro incendio, sempre nella Capitale, quello che nel 2018 aveva interessato una parte del Tmb Salario rendendo inutilizzabile l’intero impianto.
A riavvolgere il nastro è stato immediatamente il consigliere capitolino del Movimento 5 Stelle, Daniele Diaco, che, ricordando l’incendio di quasi quattro anni fa, ha sottolineato il diverso trattamento che i media avevano riservato al tempo all’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi, rispetto a quello riservato oggi al sindaco in carica.
“Diciamo le cose come stanno”, incalza Diaco, “la situazione per la Capitale non si mette bene. E Gualtieri non sta facendo nulla, complici i media che non lo nominano mai… mentre quando andò a fuoco il Tmb Salario, ce lo ricordiamo bene, diedero subito la colpa a Virginia Raggi”. E continua: “Quando divamparono le fiamme nel Tmb Salario a dicembre 2018, fu tutta una gara a chi scagliava per primo la pietra contro l’allora amministrazione Raggi: dandoci degli inetti, degli incapaci. Purtroppo oggi la storia si ripete: ma noi non faremo come loro e noi non getteremo la croce sull’attuale amministrazione”.
A scagliarsi contro gli attuali amministratori ci pensano però i cittadini. Claudio Fetoni, attivista del Comitato Valle Galeria Libera, tuona su Facebook: “Per far muovere le istituzioni ci vogliono i disastri! A Malagrotta sono arrivati tutti, presidente della regione Lazio, sindaco di Roma, asssessore ai rifiuti della Regione Lazio e assessore ai rifiuti del Comune di Roma. Cosa si staranno dicendo? Che forse era il caso di ascoltare il grido disperato dei cittadini e del Comitato sui pericoli che ci sono nella Valle? Che, come ‘profetizzammo’ nel 2014, la zona è alluvionale? Che con gli incendi come quello di ieri si potrebbe innescare un effetto domino e un disastro epocale? No, staranno pensando che ora si è liberato un posto e possono farci qualcos’altro!!!”.
La rabbia dei residenti
Un grido disperato che avevano già lanciato anche dalle pagine de La Notizia. Fetoni, in un’intervista rilasciata a questo quotidiano il 13 maggio scorso, aveva criticato ferocemente la scelta del sindaco dem di realizzare due biodigestori anaerobici da oltre 100mila tonnellate a Casal Selce e a Cesano, in un territorio già così martoriato.
L’incendio intanto ha inferto un duro colpo alla gestione del ciclo dei rifiuti, già in crisi, ma quello che preoccupa di più i cittadini è la diossina sprigionata, una sostanza che, come dichiara Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale, sarebbe “un cancerogeno di classe 1, un veleno mortale.
Per questo ai residenti è stato raccomandato di lasciare temporaneamente le abitazioni o, se non possibile, di chiudere le finestre e di non mangiare prodotti provenienti dalle aree colpite dal disastro.