Gli ucraini sono “scettici” rispetto alla visita che ci sarà oggi da parte di Olaf Scholz, Mario Draghi ed Emmanuel Macron a Kiev, e temono che l’Occidente voglia tornare a spingere per un trattato di pace con la Russia. Il consigliere militare del presidente Zelensky, Oleksjy Arestovyc, non ci gira intorno: “Temo che proveranno a raggiungere un Minsk III”, ha affermato.
Macron, Scholz e Draghi incontreranno Zelensky a Kiev. Ma non saranno solo abbracci
“Diranno che noi dobbiamo chiudere questa guerra, che provoca problemi alimentari e problemi economici. Diranno che muoiono sia russi che ucraini, che noi dobbiamo salvare la faccia a Putin, che i russi hanno fatto un errore, che noi dobbiamo perdonarli”.
C’è da dire che Macron nella sua visita in Romania si è già espresso: “Il presidente ucraino e i suoi funzionari dovranno negoziare con la Russia” e “noi faremo di tutto per fermare le forze della Russia e aiutare gli ucraini e il loro esercito”.
“Come Unione europea, dobbiamo mandare chiari segnali politici all’Ucraina e al popolo ucraino, che sta resistendo eroicamente da diversi mesi”. Nel frattempo il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha affermato che Russia e Occidente dovranno comunicare in futuro: “La comunicazione è necessaria. L’America non sta andando da nessuna parte, l’Europa non sta andando da nessuna parte, così dovremo comunicare con loro in qualche modo”, ha affermato Peskov.
“Sarà una comunicazione basata sul reciproco rispetto, della sicurezza indivisibile, della considerazione delle preoccupazioni reciproche e del vantaggio reciproco”, ha dichiarato Peskov aggiungendo che “comunque questo non è un tema del prossimo futuro”. C’è da dire anche che c’è stato un nuovo contatto tra la Russia e la Cina.
Infatti il presidente cinese, Xi Jinping, è tornato a chiedere al presidente russo, Vladimir Putin, una soluzione negoziale del conflitto in Ucraina ma non ha fatto nessuna concessione alle richieste occidentali di un approccio meno neutrale e ha, anzi, ribadito la volontà di rafforzare la cooperazione strategica tra Mosca e Pechino.
In occasione del sessantanovesimo compleanno di Xi, i due leader hanno avuto la prima conversazione telefonica dal 25 febbraio, il giorno successivo all’invasione russa dell’Ucraina. “Tutte le parti dovrebbero spingere in modo responsabile per una soluzione adeguata della crisi ucraina” nell’ambito della quale “la Cina è pronta a svolgere un ruolo”.
Pechino ha sottolineato il suo impegno per un “sostegno reciproco con la Russia su questioni di sovranità e sicurezza”. Per il Cremlino ciò significa che Xi ha constatato “la legittimità delle azioni della Russia a protezione dei suoi interessi nazionali fondamentali”. Intanto la tensione sale.
In un post su Telegram, l’attuale vice capo del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev ha fatto riferimento a una notizia, diffusa in cui si afferma che l’Ucraina “cerca di ottenere gas dai suoi sponsor d’oltremare pagandolo in due anni”, perché altrimenti il prossimo inverno “si congelerà”. “L’unica domanda è: “Chi ci dice che l’Ucraina esisterà ancora tra due anni?”, ha affermato Medvedev.
E ieri è arrivato un altro annuncio da Gazprom. Il gigante russo del gas ha annunciato che interromperà il funzionamento di un’altra turbina lungo il gasdotto Nord Stream, riducendo il volume delle forniture di gas a 67 milioni di metri cubi al giorno, tagliando un altro 33% dopo la riduzione a Berlino annunciata due giorni fa. Il braccio di ferro tra Mosca e l’Europa arriva a toccare anche l’Italia. Eni ha ricevuto comunicazione di una riduzione dei flussi del 15%. Ma per il ministro Roberto Cingolani per ora non c’è nessun allarme.