Il carcere non ferma il clan Ciarelli. A Latina i boss gestiscono estorsioni e violenze da dietro le sbarre. Sembra incredibile ma dal carcere si continuava con le richieste estorsive nei confronti di imprenditori, commercianti, semplici cittadini, utilizzando vari social network. Questo quanto ricostruito dalla Dda di Roma che ha disposto l’esecuzione di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di indagati. Tutti loro sono ritenuti, a vario titolo, gravemente indiziati di estorsione, truffa, violenza privata, danneggiamento e lesioni, reati aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolazione mafiosa.
Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Latina riguardano le attività illecite svolte dai componenti della famiglia Ciarelli. Il clan è lo stesso che nel 2010, durante gli anni della cosiddetta Guerra Criminale Pontina, si sarebbe resa protagonista, insieme ai Di Silvio, di omicidi e tentati omicidi, che hanno determinato l’affermarsi di clan familiari di origini rom caratterizzati dalla capacità di porre in atto un potere di intimidazione tipico delle organizzazione mafiose.
Il carcere non ferma il clan Ciarelli
Evidenziato anche come lo stato detentivo non abbia indebolito la capacità intimidatoria della famiglia Ciarelli, che avrebbe continuato fino alla scorso anno, a formulare richieste estorsive nei confronti, di imprenditori, commercianti, semplici cittadini, alcuni dei quali persone offese nel processo Caronte, utilizzando il social network Facebook, attraverso l’account “Puro Sangue Ciarelli”, per raggiugere le persone che si trovano sul territorio pontino.
Gli investigatori hanno riscontrato come componenti della famiglia Ciarelli gestiscano, attualmente, una forma di protezione dei detenuti in carcere, pretendendo per tale servizio la corresponsione di una somma di denaro che assicura le vittime da violenze, minacce e ritorsioni.
La capacità di intimidazione del clan è emersa ancora oggi. Attraverso azioni criminali, i giovani rampolli di famiglia, spendendo il nome del sodalizio, poste in essere fino alla scorsa estate nel centro storico di Latina e in alcuni stabilimenti balneari sul lungomare di Terracina. Proprio qui, nei mesi scorsi, addetti alla sicurezza sono stati fisicamente aggrediti, per avere impedito l’accesso al locale o la consumazione gratuita di cibi o bevande.
Non solo. Alcuni componenti della famiglia Ciarelli avrebbero occupato arbitrariamente un immobile di proprietà di un avvocato di Latina, senza più versare alcun affitto. Come se non bastasse hanno trasformato l’appartamento nella base logistica di una piccola attività di spaccio di cocaina portata avanti per mantenere i familiari detenuti.