È l’abbraccio di Giuda, mica il bacio. Solo che in questo caso non c’è nessun santo perché a tradirsi sono tutti e due. Matteo Salvini e Giorgia Meloni si ritrovano sul palco organizzato a Verona dal centrodestra a sostegno del sindaco Federico Sboarina e dopo mesi di rancorosi silenzi che nelle ultime settimane erano sfociati in attacchi espliciti.
Matteo Salvini e Giorgia Meloni si sono ritrovati a Verona dopo mesi di rancorosi silenzi e attacchi espliciti
“Noi siamo qua e belli come il sole”, dice Matteo Salvini (con il suo abituale spessore nelle dichiarazioni politiche). “Poiché avevano detto che saremmo stati come Romeo e Giulietta, garantisco che non faremo la stessa fine”, gli ha fatto coro Giorgia Meloni.
Che arrivasse una foto di gruppo a pochi giorni dalle elezioni amministrative lo poteva prevedere anche il più scarso tra gli analisti politici. Da qualche giorno in due hanno ripetuto a gran voce che l’unità del centrodestra non sarebbe mai stata messa in discussione. Salvini dice di rifiutarsi di “pensare a corse separate, divise e litigiose”: “Uniti si risolvono più velocemente i problemi e io non ho tempo da perdere in beghe interne e litigi”, ha dichiarato il capitano ormai più che disarcionato.
La Meloni ha tenuto il passo spiegando che “nella stragrande maggioranza dei comuni che andranno al voto stiamo andando insieme, quindi lavoriamo tutti per la vittoria del centrodestra oggi e anche alle prossime elezioni politiche”. A onor del vero, volendo essere osservatori, la stessa Giorgia Meloni due giorni fa aveva bisbigliato a mezza voce anche un “si spera” come accade nella pace che non si è risolta ancora del tutto.
Del resto la leader di Fratelli d’Italia ha chiaramente detto: “Noi non abbiamo un piano B rispetto alle alleanze. Per noi il centrodestra è fondamentale. Chiaramente perché una coalizione sia competitiva, forte e credibile ha bisogno di regole, ha bisogno di orgoglio, ha bisogno di chiarezza sul futuro. È quello che io ho chiesto”. Tradotto semplicemente: il centrodestra è unito e compatto se riconoscerà Meloni come leader, altrimenti non se ne parla. Peccato che anche Salvini, appena finiranno queste ore di amicizia simulata, abbia la stessa teoria ma applicata a se stesso.
A Parma il centrodestra unito non esiste nelle schede elettorali come accade anche a Catanzaro dove Meloni e i suoi hanno deciso di correre da soli. Nella stessa Verona, dove Salvini e Meloni hanno messo in scena lo stucchevole siparietto, Forza Italia ha deciso di puntare sull’ex sindaco leghista Flavio Tosi. Il candidato Sboarina (sostenuto invece da Lega e FdI) è uomo di Giorgia Meloni e Salvini ha accettato contro voglia di sostenerlo.
Ma la bile che scorre tra Salvini e Meloni è molto più densa delle baruffe per le elezioni amministrative. Lì dentro c’è la crepa di una leadership del centrodestra per le prossime elezioni politiche che ogni giorno si allarga di qualche centimetro, con Salvini che vorrebbe essere incoronato futuro leader in forza dei sondaggi degli ultimi anni fingendo di non sapere che la sua popolarità inesorabilmente si logora giorno dopo giorno.
Giorgia Meloni già da mesi si sente la leader naturale, rivendicando anche una maggiore coerenza mettendosi all’opposizione nell’attuale governo Draghi. Poi c’è Silvio Berlusconi. Chi lo conosce bene giura che difficilmente accetterà di essere la ruota di scorta dei due litiganti. Il centrodestra per ora è un messaggio promozionale poco credibile che non ha nessuna ancora nella realtà. Perché esista un centrodestra serve che qualcuno tra Meloni e Salvini soccomba. Il resto è solo messinscena, la solita posa per provare a non sperperare voti.