L’Europa ha raggiunto l’intesa sulla direttiva sul salario minimo. Susy Matrisciano, presidente M5S della commissione Lavoro del Senato, quale la sua valutazione?
“Dall’Ue arriva un segnale preciso. Il M5S porta avanti dal 2013 una battaglia per introdurre il salario minimo anche in Italia, dopo Germania, Grecia e Spagna, che lo hanno addirittura aumentato per fronteggiare la crisi economica e la spirale inflattiva da record. Abbiamo anticipato i tempi, fornendo proposte e soluzioni concrete come dimostra l’avvio dell’iter in commissione Lavoro del Senato, che presiedo, sul ddl del M5S, a firma Nunzia Catalfo, di cui sono seconda firmataria e relatrice. La proposta è sul tavolo da tempo. Ora che ce lo chiede l’Europa non ci sono più scuse. Dobbiamo chiudere entro luglio, se vogliamo approvare la legge entro la legislatura. La politica ha il dovere di mostrare serietà”.
La direttiva fissa i criteri non l’obbligo. Come pensate di riuscire a far approvare la legge sul salario minimo data la contrarietà di parte del sindacato (vedi la Cisl) e delle imprese, oltre che delle destre?
“Non possiamo nascondere la polvere sotto il tappeto, né confinare la questione al dibattito elettorale. Non si può giocare sulla pelle dei lavoratori. è vero la direttiva fissa dei criteri, ma la contrattazione collettiva, su cui poggia il nostro sistema di relazioni industriali, sconta un peccato originario: l’articolo 39 della Costituzione parla di efficacia erga omnes dei contratti collettivi, ma la norma è rimasta inattuata finora. Col risultato che abbiamo ccnl che pur disciplinando le regole del gioco non obbligano i datori di lavoro ad applicarli. Il ccnl degli addetti alla vigilanza privata prevede un salario lordo minimo orario di 4,60 euro lordi l’ora. Vi sembra dignitoso, proporzionato e sufficiente ad assicurare una vita dignitosa a chi lavora? Eppure è prevista dal contratto collettivo”.
Il salario minimo non va fatto per legge perché “contro la nostra storia culturale di relazioni industriali”, ha detto il ministro Renato Brunetta.
“Se vogliamo analizzare il tema in punto di diritto ribadisco il nodo dell’efficacia erga omnes dei ccnl, derivante dalla mancata attuazione dell’articolo 39 della Costituzione. A Brunetta dico: tutta Europa sta alzando i salari, perché l’inflazione morde. Oggi i ‘consumatori’ italiani scenderanno nelle piazze di tutta Italia per chiedere al Governo di intervenire perché non riescono più a fare la spesa perché è aumentato tutto. Non possiamo girarci dall’altra parte. Il rischio di tensioni sociali è dietro l’angolo”.
Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha fatto una proposta di salario minimo. Ma non indica una soglia minima oraria di retribuzione come fa il ddl Catalfo. Cosa ne pensa?
“La proposta Orlando recepisce il nostro ddl e di questo non possiamo essere che soddisfatti. Noi pensiamo che la “soglia di dignità salariale”, ossia quel pavimento che serve a non far sprofondare le retribuzioni sotto il livello di povertà, sia necessaria nel momento in cui i ccnl comparativamente più rappresentativi non ci arrivano con la retribuzione minima. Vogliamo rafforzare la contrattazione non indebolirla”.
Confindustria insiste nel chiedere il taglio del cuneo fiscale per aumentare i salari.
“Sono assolutamente d’accordo. Salario minimo, detassazione dei rinnovi contrattuali e taglio del cuneo fiscale, a mio avviso, sono facce della stessa medaglia. Il costo del lavoro in Italia è tra i più alti d’Europa, bisogna intervenire. Il Governo Conte II l’ha già fatto nel 2020. Il ddl del M5S sul salario minimo include anche la detassazione degli aumenti dei rinnovi contrattuali, per incentivare la contrattazione collettiva. In Italia ci sono centinaia di ccnl scaduti, parliamo di 7 milioni di lavoratori coinvolti”.
Come spiega tanto astio nei confronti del Reddito di cittadinanza?
“Non posso spiegarlo perché onestamente non lo capisco, soprattutto da chi vive di politica da anni….Il Reddito di cittadinanza è stato provvidenziale durante la pandemia. Lo sanno tutti, così come sanno perfettamente che all’interno della platea dei beneficiari ci sono circa 700 mila minori e circa 200 mila disabili. Circa il 46% dei percettori di Reddito, poi, è un lavoratore povero, ovvero pur lavorando percepisce una paga al di sotto della soglia di povertà relativa”.
Il mercato del lavoro continua a essere caratterizzato dai contratti precari. Ripristinare il decreto Dignità potrebbe invertire la rotta?
“Assolutamente sì. Un aumento così sostenuto di contratti a termine non si registrava da 45 anni, dice l’Istat. Bisogna ripristinare l’impianto originario del decreto Dignità e spingersi oltre guardando al modello spagnolo per rafforzarlo. Lo stato di emergenza è finito da mesi, le deroghe previste in pandemia non hanno più ragione di esistere. Poi credo che una riflessione su una riduzione delle diverse tipologie contrattuali esistenti, oltre a un intervento su stage e tirocini, vada fatto”.